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strare di aver avvertito l'offesa. Appartiene infatti all'essenza della umiltà il non sentirci in diritto di avanzare una protesta, il crederci meritevoli di ogni offesa e di ogni disprezzo, poichè noi siamo pec– catori, i più grandi peccatori. E come tali siamo meno del niente. In questo abisso, che noi vediamo solo forzando la mente, i santi sapevano scendere e rimanere con coraggio ed è al fondo di esso che hanno scoperto, luminoso e beatificante, il volto di Dio. Di ciò p. Innocenzo era persuasissimo e che questa fosse per lui una meta ardementemente bramata lo prova quanto inseriva nel diario. T0- gliendo dalla sua cara s. Margherita Maria dice: « Le disse il divino Maestro: Mira che quanto più ti ritiri nel tuo nulla, tànto più per trovarti si abbassa la mia grandezza » (5). S. Maria Maddalena de' Pazzi lo confermava in questa persua– sione con parole stupende pronunciate durante un'estasi. « Riguar– dando Iddio la fattura sua che per umiltà, conoscimento e annichi– lazione ha perduto il suo essere e solo vede il suo non essere, le dona Iddio un essere nobilissimo e perfettissimo. Non vuole Iddio unirsi a quell'anima che è priva di questa annichilazione, perchè essendo Egli in se stesso e per se stesso glorioso, nè avendo bisogno di alcuno, se si unisse a un'anima che non ha questa annichilazione in se stessa parrebbe che avesse bisogno di quella é non fosse, come egli è, in se stesso glorioso. Siccome nell'unione del Verbo con l'umanità volle che precedesse questa annichilazione in Colei che doveva essere sua Madre - 'Ecco l'Ancella del Signore' - acciocchè con tale atto si rendesse più degna e capace di tanta gloria e grandezza, così, alla unione del divin Verbo con l'anima, bisogna che preceda questa annichilazione; ed è per mezzo di questa e precedente questa che Iddio viene a farle cose meravigliose, onde può dirsi di lei: quia f ecit mihi magna qui potens est - quia respexit humilitatem ancillae suae » (6). L'estatica fiorentina guidava p. Innocenzo alla comprensione della ricchezza altissima della povertà francescana: che per essere anzitutto spogliazione di idee, sentimenti e passioni umane pone l'uomo da– vanti alla propria realtà: il nulla. Su questo nulla discende la compia– cenza divina. Dai rottami del nostro io il Signore trae il materiale . per la costruzione dell'uomo nuovo, che sarà la sede vivente del suo amore su la terra. Dice infatti s. Francesco di Assisi: « Quanto vale (5) I, p. 44: Umiltà. (6) I, p. 67: Umiltà. - 183 -

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