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dente indirizzo al nascondimento, gli andarono ripetendo e incul– cando in tutti i modi le massime dei santi ed egli giunse a stimarla e coltivarla tanto, che l'umiltà divenne la sua virtù prediletta. In lui non possiamo notare nulla di così costantemente e fervidamente bra– mato quanto il nascondimento. Alla perfezione di questa virtù il suo spirito puntava già nel 1871 quando, a chiusura degli esercizi spirituali fatti all'Annunciata, scriveva nel diario il seguente programma: « Pratica avuta dal con– fessore per questo mese: Umiltà, riferendo a Dio i beni avuti e umi– liandomi, tenendomi inferiore a tutti. Giaculatoria: O bone Jesu, fac cor meum secundum Cor tuum » (2). Non è di molto tempo dopo l'incontro col pensiero di s. Fran– cesco di Sales. A proposito di umiltà questo santo gli dava le norme che seguono: 1. - « Che si amasse l'abbiezione per piacere a Dio con le umilia– zioni; preferiva le umiliazioni che ci vengono dagli altri a quelle scelte da noi. Diceva che il sopportare gli abbassamenti per parte degli altri è la pietra di paragone dell'umiltà. 2. - « Desiderava che l'umiltà fosse accompagnata dall'obbedienza e con l'obbedienza doversi misurare l'umiltà. Raccomandava di fare tutte le azioni con lo spirito di umiltà e di nascondere il bene agli uomini, non desiderando che di essere veduto da Dio. Tuttavia non voleva che si omettesse il bene per timore della stima umana. Abborriva di parlar di se stesso nè in bene nè in male» (3). Su questa sintesi chiara e autorevole il Beato ritornò spesso col pensiero. In essa vedeva come l'umiltà essenzialmente consiste nella riduzione al nulla della creatura davanti al Creatore, in perfetta armonia con tutte le altre virtù, specialmente dell'obbedienza e della fortezza cristiana. Da altre indicazioni di questo e altri santi egli sapeva (4) che la vera umiltà non contraddice mai la carità, poichè il vero umile o non si offende o si padroneggia in modo da non mo- (2) I, p. 10. (3) I, p. 27, n. 62. (4) Vedi soprattutto' lo statuto della Pia Unione, c. IV, che tratta di « Com·e debbono usare coi confratelli di ministero ». Le norme suggerite sono un limpido e persuasivo com– mento del tratto evangelico di Mt., · XX, 26-28: « Quicumque voluerit inter vos maior fieri, sit vester minister; et qui voluerit inter vos primus esse, erit vester servus. Sicut Filius hominis non venit ministrari, sed ministrare et dare animam suam redemptionem pro multis ». I, p. 18; e in genere i molti passi su l'umiltà inseriti nei due diari. - 182 -
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