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cuore ci si può facilmente immaginare quale delicatezza usasse nel trattare la propria persona. Da quando vestì la talare più nessuno, nemmeno la mamma, potè vedere il Beato in abito borghese. Romolo Scalvinoni ci racconta che un giorno - era ancora chierico - si era ritirato in stanza per cambiare la veste. Mentre, deposta la prima, stava per infilarsi l'altra, sentì spingere l'uscio: era sua madre. Niente di male; ma il suo moto per nascondersi dietro il letto fu così imme– diato e fulmineo che quasi batteva la testa contro il muro (12). Tanto meno tollerava che si toccasse la sua persona. Una sera a Braone, dopo una giornata di estenuante lavoro in confessionale, salendo la scaletta per recarsi alla sua stanza, perdette i sensi e cadde. La nipote del parroco era presente, si mise a gridare e corse per aiutarlo, ma P. Innocenzo, che all'acuto strido della donna era già tornato in sè, vedendosela venire incontro, la fissò con occhi terroriz– zati e le gridò: « Non toccarmi, vada via » (13). Anche i medici faticavano a vincere la sua ritrosia. « Fui presente, dice P. Fedele da Brivio, ad una visita, che il medico gli fece quando era ammalato. Il servo di Dio era talmente assopito dal male che non poteva nè parlare nè aprire gli occhi; ma quando il medico mosse le coperte per visitarlo, ad un tratto si scosse e gli diede un fiero sguardo come per dirgli: ' Perchè mi tocca ' ? >~ (14). Un giorno il me– dico, finita la visita, raccomandò l'applicazione delle sanguisughe, ma egli ne rimase talmente turbato che l'infermiere non fece nep– pure la prova: gli avrebbe arrecato un dolore troppo forte (15). A Bergamo quando era ammalato all'infermeria, aveva la schiena tutta piagata, ma fra Pasquale da Prestine, che per p. Innocenzo avrebbe fatto anche miracoli di carità, doveva accontentarsi di curargli soltanto le unghie dei piedi. Solo una volta potè medicarlo: ma allora era stato dato un preciso ordine obbedienziale (16). Nella conversazione non tollerava neppure la più innocente barzelletta che avesse riferimento alla bella virtù (17). Anche per (12) P., 413, 75. Crediamo di vedere riflesso in questo fatto non soltanto la sua deli– catezza ma anche il frutto dell'educazione ricevuta in collegio e in seminario. Per una con– ferma cf. Statuto della Pia Unione, c. III: Come debbano regolarsi coi familiari, dove si legge: : « Si guarderà dal compromettere presso i familiari il sacro suo carattere e perciò non comparirà mai in mezzo a loro senza le vesti convenienti al suo grado, nè si permetterà mai leggerezze nè scherzi disdicevoli ad un ecclesiastico, ma habitu, gesttt, incessu nil nisì grave, moderatum ac religione plenum prac se ferct » (Trid. XXII, c. I del Ref.), I. 18. (13) P., 427, 149. (14) P., 428, 152. (15) P., 179, 27: cf. 428, 152. (16) P., 403, 16: cf. 426, 146. (17) P., 416, 88. - 166 -

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