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riuscisse a condurre una vita veramente illibata e .a portare nella tomba l'invidiabile candore del bambino (5). Di lui, come del sera– fico Padre, si potè dire che la castità aveva dei riverberi sul suo volto, fatto luminoso e serenissimo. Bastava avvicinarlo e guardarlo · per sentirsi compresi di rispetto e stimolati all'amore per la bella virtù (6). · Alla pr-eghiera e alla penitenza il Beato unì sempre, per con– servare intatta la sua purezza, la più rigorosa mortificazione dei sensi esterni e una modestia angelica. Ciò che faceva stupire i suoi contemporanei era soprattutto la sua straordinaria mortificazione di occhi. Ben pochi sono infatti coloro che, nei processi, possono dire di che colore erano. Di due sorelle che, dopotutto, erano sue parenti, nè a Cevo nè a Berzo egli seppe mai distinguere, se non dalla voce, l'una dall'altra (7). Questo non era sempre gradito alle donne. Margherita Scalvinoni, sua cugina, di poco più giovane di lui, a volte si indispettiva e si lamentava con la zia dicendo che don Giovanni non la gradiva in casa, perchè non la guardava mai. « Allora non son gradita neppure io, rispondeva Francesca. Non guarda neanche me che son sua madre » (8). In famiglia egli non faceva questione di pericolo, ma di norma che si era imposta. L'aveva appresa dai suoi maestri e l'applicava in modo severo. Essa suona così: « I sensi non devono mai effon– dersi circa le cose e le persone se non quanto richiede la necessità » (9). Quando qualche donna gli si inginocchiava davanti e chiedeva la sua benedizione, egli voltava la faccia altrove o alzava gli occhi al cielo. Fu in un'occasione consimile che si potè vedere di che colore erano (10). Neppure quando era in convento, dove non esistono che imma– gini sacre e persone religiose, il Beato concedeva libertà ai suoi occhi. Anche i frati dichiarano che « era quasi impossibile vedere i suoi occhi » (11). Con questo impegno di custodire intatta la mente e mondo il (5) P., p. 401, 4: deposizione <lei p. Aurelio da Pieve Delmona, suo confessore: « Della sua castità dico semplicemente che visse e morì da bambino. E non poteva essere diversa– mente per un'anima tutta preghiera e mortificazione. Per quanto mi consta la sua mente non fu mai htorbidata da fantasmi impuri ». (6) P., 423, 128. (7) P., 421, ll9. (8) P., 135, 58: cf. 420, 113; 421, II5; 424, 132.. (9) I, 54, n. 35. . (IO) P., 424, 134. (Il) P., 425, I4 I. -165 -
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