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specialmente là dove attingono agli scritti di santa Margherita Ma– ria Alacoque, e tenerli come guida costante, vorremmo dire unica. Le sue preoccupazioni per le mancanze commesse contro il ss. Sacramento, oltre che dalla sua sensibilità di coscienza, furono in lui determinate da alcuni brani di questa santa, fatti interamente suoi. Eccone uno: « Le colpe che con _maggior rigore riprendeva in me il mio divin Maestro erano le seguenti: i difetti di riverenza e di attenzione dinnanzi al ss. Sacramento in tempo particolarmente del– l'ufficio divino e delle altre orazioni » (54). Il suo concetto del peccato e il senso della santità di Dio è rivelato dal tratto seguente: « Quando gli ho recato qualche dispia– cere, mi rende sì terribile la sua presenza che mi riuscirebbe più tollerabile e incontrerei più volentieri mille volte qualsiasi tormento, che presentarmi alla vista di quella Santità divina, dopo qualche macchia di colpa » (55). Notiamo, a conferma di questa sua acutissima sensibilità di spirito, che -questi brani ritornano più volte, con alcune piccole varianti, nel primo e nel secondo diario. Tutto adunque, ma non il peccato. Ogni strazio della carne, ogni tempesta dello spirito, ma non la coscienza di aver offeso anche minimamente il suo Dio. P. Innocenzo aveva raggiunto una tale sensibilità spirituale che avvertiva immediatamente, in una mi– sura del tutto ignota agli uomini comuni, la mancanza compiuta e l'odio divino per essa. Egli aveva il vero terrore del peccato, lo giudicava come la massima sventura che gli sarebbe potuto capi– tare e sentendolo urgere dentro di sè e attorno a sè, fatto vivo e aggressivo dalla stessa sua natura di uomo, lo temeva in ogni istante e lo odiava con lo stesso odio di Dio. (54) I, p. 40: Obbedienza, terzo capoverso. (55) I, p. 40 e 43. Sul senso del peccato si legga quanto segue. « Sono parole di Gesù a S. Margherita Maria, che aveva avuto un fugace pensiero di vanità. « Dì che puoi tu gloriarti, o polvere e cenere, poichè non hai del tuo se non la miseria e il nulla? Di ciò non devi mai dimenticarti! Perchè la preziosità dei miei doni non ti faccia di– menticare ciò che tu sei, voglio mostrare ai tuoi occhi la tua stessa immagine. In così dire mi si diè a vedere una orribile immagine, dove, quasi in piccolo quadro, era compendiosamente mostrato ciò che io sono. A tal vista testai così raccapricciata di orrore di me stessa, che se il Signore non mi avesse soccorso, per il dolore sarei venut~ meno. Né potevo capire abbastanza che quella sua eccessiva bontà non mi avesse· balzato nell'inferno, ma mi avesse tollerato fino allora, non potendo io tollerare me stessa. Or essendo questo l'orribile supplizio con cui egli castigava ogni moto di vanagloria in me, talora gli diceva così: Oh mio Dio, o toglietemi la vita o toglietemi l'aspetto di questa immagine, perchè io non posso sopravvivere ». I, p. 41: Deformità del peccato. -"- 162-'-

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