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spmto che animava il Beato, ricorreva a prec' tti obbedienziali, di– chiarandosi, per quei giorni, suo superiore. E otteneva sempre (47). Ma a volte il dubbio di aver offeso il suo Dio lo prendeva in ma– niera così tormell't:osa che faceva pietà. Ecco ad esempio quanto riferisce p. Fedele da Brivio: « P. Innocenzo ebbe una coscienza delicatissima, sentiva di sè gran dispiacere e disgusto nel solo dubbio di aver offeso il suo Dio venialmente, temeva sempre di cadere in peccato e tal timore lo faceva tremare da capo a piedi. Continuò per dieci giorni di seguito a volersi confessare da me e ogni ..sera veniva in cella per confessarsi e dicendogli io, anche un po' bru– scamente, che se ne andasse perchè eran tutti scrupoli, egli pove– retto si prostrava per terra dicendo: " Padre, non mi discacci, ma faccia la carità a confessarmi, che se muoio questa notte senza confessarmi, temo di andare all'inferno " » ( 48). Era la notte oscura dello spirito, la prova suprema che immerge l'anima in uno spasimo indicibile, crocifiggendola con uno stra– ziante senso della propria miseria e del disgusto divino. Pienamente investito dalla luce di Dio, il Beato si sentiva tanto miserabile e in– degno, da sembrargli che il Signore si fosse ritirato da lui e fosse adirato contro di lui. Quando Dio opera in questo modo, dice s. Gio– vanni della Croce, la pena che prova l'anima è immensa. « Il senso e lo spirito, come oppressi da un peso sconosciuto e insopportabile, talmente agonizzano, che preferirebbero la morte, come il partito migliore » (48 b). Quello che dicono le sue lettere vien confermato dai processi: il motivo delle sue agitazioni erano le « mancanze di rispetto al · ss. Sacramento nella celebrazione della messa» e l'amministrazione dei sacramenti, specialmente della confessione (49). Un giorno p. Innocenzo era nella chiesa di Borno a confessare insieme al guar– diano p. Cherubino. « Più volte uscito dal confessionale, si rivol– geva a lui e gli diceva: Padre, non sono più in caso di andare avanti, perchè amministro male i sacramenti. Ma il padre gli rispon- (47) P., p. 267, 58. (48) P., p. 178, 23. Cfr. 279, 43; 285, 74; 296, 117. (48 b) s. GIOVANNI DELLA CROCE, Opere, Roma 1955, p. 438, 6. (49) P., p. 266, 54: « Voleva sempre confessarsi, ma non si avviliva mai. Si con– fessava la sera, appena venuto al paese, la mattina prima di celebrate. I suoi scrupoli versavano su mancanza di rispetto al ss. Sacramento nella celebrazione della messa ». De– posizione di don A. Fanetti. Cfr. pure p. 278, 41 la deposizione di don A. Moyer. Sul comportamento del B. sono utili p. 266, 53-54. -159-
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