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si vedeva che pativa assai nello spirito ed anche nel corpo, fino a . 'l.on potersi più reggere in piedi ed essere obbligato a letto » (35). I peccati e le dissolutezze del carnevale opprimevano e feri– vano acutamente il suo cuore. Anche quando si trovava in ricrea– zione con gli studenti il suo pensiero non poteva staccarsi dai pati– menti di Gesù in quei giorni di sciagura morale. I suoi alunni ricordano che il Beato li lasciava giocare per una mezz'ora e poi li chiamava a fare un po' d'ammenda al sacro Cuore di Gesù per ripa– rare le dissolutezze umane (36). Ogni preghiera e ogni penitenza era da lui offerta per espiare i peccati del mondo. Quando ascoltava le confessioni fissava nella mente le penitenze date per casi particolarmente gravi, perchè in– tendeva di eseguirle anche lui. L'offesa a Dio lo addolorava e abbat– teva anche fisicamente la sua persona. Quando usciva dal confes– sionale era così prostrato e pallido che faceva temere non svenis– se (37). Nella luce segreta di questa passione dello spirito si spiegano le sue notti in preghiera e in penitenza. Quanto più numerosi e gravi erano i peccati ascoltati in confessione e tanto più aspra era la disciplina, più prolungata e gemente la sua orazione. P. Aurelio da Pieve Delmona, rivedendo ai processi le sue idee sul Beato e il modo un po' sbrigativo col quale l'aveva trattato nei quindici mesi che gli fu confessore, afferma che p. Innocenzo « sentiva assai le ingiurie fatte a Dio dal mondo e ne portava gran pena ed attendeva a ripararvi con preghiere e penitenze continue» (38). Resta così chiarita, almeno in parte, la causa e la natura del tormento spirituale sofferto dal p. Innocenzo. Egli voleva che dalla sua anima, sempre pura e illibata, salisse a Dio una voce di implo- (35) P., p. 178, 22: deposizione di p. Fedele da Brivio. Nel diario abbiamo passi molto interessanti su questo argomento. Cfr. I, p. 40-41 e il tratto nel quale descrive Gesù lacero e sanguinante apparso alla sua confidente. « Niuno dunque vi sarà che abbia pietà di me e voglia con me paziente entrar a parte dei miei dolori fra tormenti sl de– plorabili che soffro dai peccatori, specialmente in questo tempo di carnevale? Io tosto - dite s. Margherita M. - mi offersi spontaneamente in quanto per me si poteva per apprestargli questo s-ervizio, gettandomegli ai sacri piedi con lagrime e gemiti. Or nel.– l'addossarmi il carico di quella pesantissima croce, orrida da ogni parte per le punte dei chiodi, il cui peso mi fiaccava, cominciai a capir meglio la malizia e gravità del peccato: e presi a detestarlo nel mio cuore siffattamente, che avrei voluto piuttosto pre• cipitarmi da me stessa nell'inferno che commetterlo deliberatamente ». A questo brano segue un breve commento del B., tra parentesi: « La Beata poi solea esser trafitta da acerbissimi dolori per tutto il carnevale ». I, p. 48: Peccati del carnevale. (36) P., p. 298, 125. (37) P., 276, 32; 286, 83; 387, 85. (38) P., p. 270, 4. -154-

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