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poterlo trovare e parlargli essi non si recavano alla cella, ma anda– vano in coro o in chiesa e, se di notte, sul pulpito. E là lo trova– vano sempre (29). Per quanto pregato di chiamare anche lui, il novizio incaricato di svegliare i religiosi per il mattutino, non ebbe mai la soddisfazione di trovarlo in cella una volta sola. Egli era già in chiesa da tempo (30). P. Dionisio da Fara ci assicura - e questo risulta anche dall'ul– timo regolamento della giornata - che p. Innocenzo « interrom– peva il sonno ogni quarto d'ora, perchè l'orologio suonando lo invitava a pregare e a levarsi da letto» (31). Come facesse, lo dica il lettore. Assai più dure erano le notti passate fuori convento. Nelle soli– tarie stanze delle canoniche, dove pensava che nessuno sarebbe an– dato a portargli degli ordini, egli poteva abbandonarsi come desi– derava alla preghiera e alla penitenza. Una sera, dopo cena, chiede al parroco di potersi ritirare, perchè aveva ancora delle orazioni da recitare. « Solo mezz'ora, padre, gli raccomanda il sacerdote, poi vada a letto». « Ma dopo ben due ore, dice don Polonioli, io bussai alla sua camera e lo trovai ancora in piedi assorto in preghiera. Allora gli dissi: In virtù di santa obbedienza si metta a letto » (32). Il Beato obbedì immediatamente. Anche il signor Guadagnini _osservò che « soltanto l'obbedienza lo poteva piegare». Ma la prima notte che il Beato passò in casa sua non toccò neppure il letto. Allora egli applicò un energico sistema. « Nelle notti seguenti lo accompagnavo io stesso alla sua camera e rimanevo fuori dell'uscio, fermo, a dirgli: Badi, padre, che non vado via fino a quando lei non si è coricato. Allora cedeva». In fatti consimili c'è proprio da ammirare, come faceva il Guadagnini, « la sua rara semplicità ed obbedienza, perchè al nome dell'autorità ce– deva tosto come un bambino » (33). (29) P., p. 361, 30: « Mancando il p. maestro noi novizi, secondo la regola, ricorrevamo a lui, perchè vicemaestro, anche di notte, e raro fu trovarlo in cella a letto, ma lo si tro– vava in preghiera sul pulpito, perchè di là poteva meglio godere del suo An1ore sacramentato ». Deposizione di don B. Valsecchi. (30) P., p. 255, 195: « Un mio condiscepolo, il p. Alessandro, morto a Salò, incaricato durante il noviziato della sveglia per i compagni e pregato dal Servo di Dio di chiamare pur lui alla medesima ora, mi disse che per quante volte l'abbia alla notte cercato in cella, non ve lo trovò mai, ma ben lo trovava all'entrare in chiesa». (31) P., p. 383, 114. P. Clemente da Seregno conferma dicendo: « Anche di notte tormentava i suoi sonni con lo sforzarsi a ripetere qualche preghiera ogni quarto d'ora >>. P., p. 175, 15. (32) P., p. 363, 40. (33) P., p. 379, 99. Cfr. 366,. 52. -152 -
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