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cadeva. Avvertito di ciò, lo feci richiamare perchè parevami cosa temeraria ed egli infatti ritornò indietro e pernottò da me. Ricordo che lo trovai sfinito e che stentava a salire le scale. Rifocillato con un poco di cena, ci trattenemmo fino a tarda sera in discorsi spi– rituali; poi lo condussi alla sua camera da letto e credevo proprio che vi si sarebbe riposato e ristorato, malconcio com'era di forze e tutto bagnato in quel brutto viaggio; ma la mia sorella al mat– tino mi avvertì che il p. Innocenzo non aveva neppure toccato il letto. Al mattino celebrò l'ultima messa, nella quale perdurò ben due ore, così rapito in Dio da dare somma edificazione a quanti vi assistevano. Tra essi c'era il sig. Egidio Fiorini e la sua signora, i quali mi dissero che essi pure furono così attratti dallo spettacolo di tanta devozione, che non si accorsero del lungo tempo che era pas– sato. Io avevo dovuto assentarmi per ministero. Riprese poi la salita di Piazze accompagnato da un. mio nipote, ma a un certo punto il servo di Dio lo rimandò per viaggiar solo. Perduto il sentiero per la molta neve caduta e che continuava a cedere, si smarrì per i boschi e fu ritrovato da alcuni cacciatori del paese per i segni di sangue lasciati dai suoi piedi rotti. So che là fu colto da febbre e che do– vette riposarsi un giorno dopo la festa» (17). Questi fatti segnano l'eroismo. Quante volte p. Innocenzo si sarà avventurato in gesti così sublimi senza cadere, come a Piazza d'Arto– gne, sotto gli occhi dei pietosi soccorritori? 4 - Sotto il fischio del flagello Le pratiche penitenziali comuni, come la disciplina e il cilizio, avevano in lui delle applicazioni rigidissime. Quando poteva battersi, egli lo faceva con tanto fervore e violenza che i frati ne restavano ammirati e atterriti. Il suo posto in coro e le pareti della cella erano (17) P., 363-64, 43-44. Su altre maniere che il B. usava per tormentarsi cf. P., p. 353, I; 356, 12; 357, 15; 358, 19; 378, 95; 383, II4 ecc. Ne riportiamo una: << Non solo il p. Innocenzo fu temperantissimo, dice il p. Clemente da Seregno che fu superiore al convento dell'Annunciata mentre vi era il B., ma fu mortificato e austero quanto può un uomo esser crudele col suo corpo. Il suo cibo fu sempre più scarso del necessario, e, se non era l'ob– bedienza, sarebbe morto anche più presto di inedia. Di notte avrebbe vegliato continuamente in orazione, come già dissi, se non lo frenava l'autorità dei superiori. Vidi io stesso i suoi piedi sanguinanti anche per i sandali rotti che da se stesso aggiustava a qualche modo. Non gli vidi mai indosso veste nuova o un po' decorosa. Impossibile incontrarsi nei suoi occhi. che teneva sempre bassi, anche quando parlava». P., p. 356, 12. -149-
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