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Dio, da parte sua, gradiva ineffabilmente la compassione del suo servo, tanto desideroso di alleviare, col martirio della propria carne, il martir!o della sua croce; e l'accendeva con la sua ispirazione e la sua grazia. Di questa origine soprannaturale del suo desiderio di patire erano persuasi i suoi confratelli e, soprattutto, i superiori, i quali ne rimanevano spesso turbati e incerti, non sapendo come poter limitare il suo ardore senza attraversare i disegni di Dio su di lui. Un giorno p. Cherubino, pregato dal parroco di Esine di imporre a p. Inno– cenzo il pasto comune, rispose: « Veramente anche noi siamo a volte indiscreti ad imporglielo, perchè chi può sapere l'ispirazione che egli ha da Dio a tal proposito » (3)? Da parte sua il Beato non si permetteva · mai nulla contro la volontà dei suoi superiori. « Si è regolato in tutto con l'obbedienza», ci ripetono ad una voce i testi dei processi. E un tardo foglio auto– g:rafo del Beato, che avremo occasione di riportare più avanti, fa pensare che tutta la sua vita fu un'ardente brama di macerazione, frenata solo da un'assoluta volontà di obbedienza (4). Un giorno don P.olonioli, dovendosi assentare, chiede p. Inno– cenzo come sostituto in parrocchia. Il p. guardiano glielo concede senz'altro, ma a condizione che sia obbligato a mangiare e a pren– dere il necessario riposo. Niente di più facile, pensa il parroco. Prima di partire prende un foglio di carta e scrive le sue disposizioni tas– sative sia per la mensa come per il riposo. Al suo ritorno, la dome– stica gli raccontava che di quando in quando il Beato andava a leggere quelle prescrizioni e chiedeva: « Ha proprio detto così» (5)? Quando i superiori gli dicevano di mangiare egli, col più bel sorriso sul volto, si alzava a ringraziare e aggiungeva: « Santa carità! Santa obbedienza! ». Questo desiderio di •patire e la volontà di non contravvenire agli ordini o ai desideri dei suoi superiori non lo ab– bandonò mai. Ad Albino, disfatto dagli sforzi della predicazione e dal male che già si andava manifestando, chiese al p. guardiano di poter fare la disciplina. Al rifiuto del superiore egli non rispose che queste parole: « Santa carità. Santa obbedienza». Nel 1887 si recò una volta al convento di Lovere. A pranzo il p. guardiano, .osservato che il p. Innocenzo non prendeva tutto quello che passava agli altri (3) P., p. 386, 123. (4) P., p. 194, 70; I, p. 211-12. (5) P., p. 380, 102. Cfr. 363, 42. lO - Beato lnnocenzo -145 -

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