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A parte il barocchismo dell'immaginè, il paragone regge e di– viene significativo. T:ra gli autori di questa età il nostro Beato lesse con particolare attenzione fra Tommaso da Olera, cappuccino, che si serve con insistenza della citata similitudine nella sua opera « Fuo– co d'Amore» (1). Quando, nel silenzio della sua cella all'Annunciata, p. Innocenzo nutriva il suo spirito su queste pagine ardenti, comprese assai più lucidamente quale doveva essere la sua via spirituale: offrirsi senza riserva e senza compromesso alcuno all'opera della purificazione e dell'immolazione, annichilarsi davanti agli uomini e davanti a Dio. Il grande programma offerto dal Signore alle anime eroiche veniva presentato anche a lui che, con s. Teresa d'Avila, non dubitò di rispondere: « Signore, patire e non morire». E Dio lo ascoltò accendendo in lui una inestinguibile sete di penitenza corporale e permettendo nello spirito le prove più dolorose. I due più grandi stimoli alla penitenza furono, nel Beato In– nocenzo, la croce insanguinata di Gesù e le piaghe del serafico Padre (2). E' necessario che questo sia ben chiaro, perchè, nel tentativo di precisare le ragioni segrete delle sue austerità, si potrebbero diversa– mente prendere degli abbagli e cadere in gravi inesattezze. Ciò che lo spinse, specialmente da quando entrò in convento, a flagellarsi a sangue, a fasciarsi con cilizi, a digiunare con tanta asprezza, fu soprattutto il desiderio di essere accanto a Gesù nell'espiazione dei peccati, di essere unito a lui, che egli vedeva solo e abbandonato nel suo divino dolore. Di questa sua brama s. Francesco era modello ed esempio supremo. (1) « Un orefice, avanti che habbi fatto e renduto a perfettione qualche vaso, prima li da' molte martellate, ponendolo nel fuoco, finalmente lo riduce a perfezione. Cosl Dio farà verso di te, o anima, perchè dovendo tu essere un vaso pieno di virtù e per– fettione, il maestro e artefice vorrà metterti nel fuoco e darti molte martellate, per ri– durti a perfettione. E però beato te, se ti lascerai reggere da questo celeste Maestro. E quando ti sentirai a martellare con tentationi, con affanni, con angustie, ti rallegra, perchè il celeste Artefice ti va riducendo alla perfettione ». FRA ToMMAso DA 0LERA. O.F.M. cap., Fuoco d'Amore, Agosta 1682, p. 123. (2) Ecco un tratto rivelatore dal diario. « La natura ispira l'amore di sè, la grazia l'odio. Per questo Gesù volendo condurci alla perfezione, con santo odio odiò il proprio corpo e volle che anche i discepoli suoi odiassero il proprio e lo trattassero come nemico irreconciliabile. Perciò tante volte ci esorta a portare la croce. Orbene, dal primo momento della sua conversione fino alla morte s. Francesco crocifisse il proprio corpo con continue mortificazioni e qual nemico implacabile riguardandolo, subito prese a schiacciarlo per Cristo con digiuni, a lacerarlo con flagelli e lo sacrificò con ogni sorta di tormenti. E col cresc·ere degli anni cresceva nelle penitenze, così che talvolta fu veduto sopra le spine, anzi sopra le brage ardenti, cruciare il suo corpo». I. p. 186: Meditazioni sopra s. Francesco». Cfr. anche p. 27, 41, 50, 56; e II, p. 30-37, 198-111. -144-

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