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p. Innocenzo scendeva a Milano-Monforte, addetto alla redazione degli Annali francescani (25). Il nuovo compito, scelto per lui da un fine conosèitore di uo– mini e di uffici qual'era p. Agostino da Crema, non doveva essere troppo lontano dalle sue esigenze spirituali, poichè il programma vario del periodico offriva proprio a lui la pagina ascetico-francescana. Vi si sarebbe sentito a suo agio e nella sua materia. Appena avuta l'obbedienza p. Innocenzo fec.e il suo fagotto e partì. Fra. Felice da s. Zenone, portinaio di Monforte, ricorda che il Beato « invece di entrare in convento con la solita cassa degli in– dumenti, portò su le spalle un sacchetto che conteneva un abito, qualche fazzoletto e alcune immagini devote». L'abito che aveva indosso era così liso e ridotto che egli tremava dal freddo, già forte quell'autunno. E il p. provinciale gliene fece venire subito un altro dal lanificio di Bergamo (26). Nei primi giorni il direttore, p. Felice da Bergamo, lo invita in direzione e gli indica la sua parte di lavoro, sicuro che p. Innocenzo - glielo avevan dipinto come obbedientissimo e abbastanza intelli– gente - gli avrebbe fatto tutto e bene. Il Beato, posta su la scri– vania un'immagine della Madonna portata dall'Annunciata, si fece il segno della croce e sospinto dalla tenerezza interiore si abbandonò alla contemplazione. Neppure il nuovo ufficio l'avrebbe liberato dalla prepotenza del richiamo divino (27). Di questo suo grande raccoglimento abbiamo nei processi alcune relazioni interessantissime, relative al suo tempo milanese. Un sa– cerdote, già nostro confratello ma allora incardinato nel clero dio– cesano, lo andava spesso a visitare e, quando sapeva che p. Innocenzo doveva uscire per recarsi a celebrare la messa, volentieri si accom– pagnava con lui. Il Beato era sempre così assorto nella preghiera che non riuscì mai a imparare la strada, così che « bisognava accom– pagnarlo sempre» (28). Camminando, mortificava talmente gli occhi che non osservava le vie. Una volta, dice il teste citato, uscendo da Dio ripugnasse ogni esercizio anche minimo di autorità e che per la sua straordinaria umiltà non sapeva imporsi ai giovani, fu da tssi dispensato anche da questi impieghi e rimase nell'Ordine semplice sacerdote fino alla morte ». (25) AP., c. 34, b. 7. (26) P., p. 426, 144-45. (27) AF., voi. L. (1919), p. 34, 81, 101-04 e l'appendice che parla di uomini e idee operanti alla redazione al tempo della residenza milanese del B. (28) P., p. 232, 112: deposizione di don Edoardo Fusi, già nostro religioso, che passò diversi anni al convento dell'Annunciata col B. -139-

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