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infatti discutere sui modi e sui gradi della sua contemplazione e della sua unione, ma non si potrà negare che la nota inconfondibile della sua santità è nel respiro e nell'assorbimento in Dio. Qui s0-– prattutto sta il significato e il messaggio della sua vita. Nonostante questo, la sua esistenza •passa tutta senza la con– ferma aperta del gradimento divino. Lo straordinario, nel senso del fenomeno mistico, non sorride alle asprezze del suo patire o alla sete del suo amore. Come vita umana la sua si svolge in perfetta e costante normalità. E ciò, mentre fa pensare a una insospettata cautela critica da parte dei testi, spinge pure a credere che il Signore abbia voluto provarlo con rigore particolare. La virtù di p. Inno– cenzo, soprattutto per questa sua costanza e fedeltà suprema nono– stante il silenzio del cielo, ha un'abbagliante luce eroica e un fascino prepotente. A chi lo segue con attenzione egli infatti si rivela presto come l'uomo del metodo preciso e inflessibilè, della volontà tenace e resistentissima all'aggressione della natura o all'assalto della prova, una coscienza delicatissima e sensibilissima alle più tenui voci di– vine o del dovere. A renderlo tale nella sua corrispondenza alla grazia contribuiscono la natura, l'educazione dei primi anni, l'esem– pio dei suoi santi e le fiamme che ebbe in dono da Gesù. In lui si deve .rilevare particolarmente che ogni atto, sia esterno che interno, procede da una attuale deliberazione, frutto di rifles– sione vigile, di autodecisione, di amore rettissimo. Ad ogni istante e per ogni cosa il Beato Innocenzo, nel senso rigorosamente ascetico, è presente a se stesso e sa per quali motivi agisce. Egli mira unicamente alla volontà divina, per la quale soltanto - e sempre col più intenso affetto di unione - compie ogni suo atto e vive ogni suo istante. Il turbamento che lo prese e agitò per lun– ghi anni, a nostro parere, non si deve attribuire che a questa estrema delicatezza d'anima e a questa volontà di unione, non sempre chia– ramente testimoniata dalla coscienza. Egli è il santo dell'umiltà profonda, dell'annichilamento totale davanti a Dio e davanti agli uomini, dell'obbedienza cieca, della povertà altissima, della completa spogliazione interiore, della con– tinua orazione, la quale, col volger del tempo, nel suo spirito varca i limiti dell'impegno e dell'esercizio per divenire vero assorbimento in Dio. Anche nel Beato Innocenzo si verificò quello che si ammira nei più grandi modelli dell'orazione, cioè la felice impossibilità di staccarsi col pensiero da Dio. Come il serafico Padre, anche il nostro Beato si era fatto « orazione vivente». -XVI-

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