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6 - Vicemaestro al santo noviziato La gara fra la renitenza del Beato e la volontà di p. Felicissimo fu vinta da quest'ultimo, nè poteva essere diversamente. La consi– derazione che ordinariamente gode il maestro dei novizi presso i superiori maggiori, la conoscenza diretta che egli poteva vantare su p. Innocenzo, forse anche i suoi modi spicci e perentori, indussero il p. provinciale ad accontentarlo. P. Felicissimo fece le cose per bene. La vigilia della professione, quando lo spirito del religioso è disposto a tutto per l'obbedienza e per Iddio, comunicò al Beato la disposizione che Io riguardava. , Di ritorno da Albino p. Innocenzo era stato riammesso nella comunità dei novizi quasi per una benigna accondiscendenza . del maestro. Là dentro egli era un niente, cioè appunto quanto aveva sempre desiderato: e ne era felice. Ora, con questo foglio venuto da Milano, finiva la graditissima ospitalità e cominciava la carica, il dovere, la diretta corresponsabilità. In realtà, dopo la nomina, i suoi compiti in' noviziatb rimane– vano quelli di prima, ma ormai tutti sapevano che egli aveva una carica tra i religiosi dell'Annunciata, e il peggio era che lo sapeva anche lui. La responsabilità della disciplina interna e delle decisioni in favore o contro un novizio ricadeva ancora tutta sul p. mae– stro: egli non aveva che da sostituirlo durante le assenze, fare una relazione al suo ritorno, ascoltare ogni giorno la colpa e tenere la conferenza. Quest'ultimo incarico gli riusciva gradito, perchè gli dava l'oc– casione di abbandonarsi allo spirito che lo portava, gli altri invece erano superiori alle sue forze . Ritornò allora in lui prepotente il panico provato a Brescia: tremò al pensiero della corresponsabilità, soprattutto si spaventò pensando al moltiplicarsi delle occasioni di sbaglio e di peccato: e ancora pianse e pregò per essere esentato. Ma anche questa volta egli dovette chinare la testa e incominciare il suo ufficio. I vari testi, anche perchè personalmente interessati, non ci dicono i risultati ottenuti dal Beato con la sua opera, ma ognuno può facilmente accettare l'idea che gli effetti non dovettero man– care, soprattutto perchè egli convalidava l'insegnamento con l'esem– pio ineccepibile della sua vita. Egli era sempre coi novizi e li sti– molava alla perfezione col fascino della sua santità, fatta di dolcez– za e di umiltà, di penitenza e di profonda unione con Dio. -,- 135 -
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