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mente, fidando forse nella sensibile diversità dell'ambiente e dei giovani da guidare. Ed esattamente come i superiori di Brescia, i frati conclusero che, se p. Innocenzo non fosse riuscito ad ottenere con l'autorità, avrebbe assai bene supplito col buon esempio. A questo punto, come per gli uffici che più tardi i superiori tenteranno di affidargli, è doveroso rilevare che le viste umane, cer– tamente bene intenzionate, non interpretavano la volontà divina, che sul p. Innocenzo aveva dei fini precisi e assai diversi. Dio lo voleva per sè, tutto e assolutamente. Sceso nel suo cuore fin da quando p. Innocenzo era bambino, Dio lo andava attirando col fascino della sua voce e del suo mistero, bocciando, contro la stessa volontà del Beato, ogni umana iniziativa di applicarlo a cose esteriori. Egli infatti « era in tutto condotto dallo spirito di Dio», guidato da « speciale ispirazione divina», che lo andava assorbendo per immergerlo nella fiamma dell'amore. P. Felicissimo, desideroso di riuscire nel suo intento, poteva trattarlo « burberamente » e conti– nuare a « scuoterlo per sbrigarlo»: non vi sarebbe riuscito. Quando la gara per il possesso di un'anima è ingaggiata tra gli uomini e Dio, tra gli uomini che spingono all'azione esterna e Dio che chiama alla contemplazione, la vittoria è sempre della grazia. Mons. Ca– millo Carrara riassumeva con lucida chiarezza le misteriose vie del Signore su p. Innocenzo dicendo: « La mia impressione si è che in tutti questi uffici di cose esteriori non dava quel felice risultato che si poteva aspettare dalla sua abilità, impedito com'era dal suo continuo rapimento in Dio» (12). Umiliarsi, patire nel corpo e nello spirito, pregare, contemplare, adorare in silenzio notte e giorno: ecco la vocazione di p. Inno– cenzo. Dio lo voleva così e gli uomini non poterono impedirlo. Di sè infatti il Beato non lasciò la memoria del predicatore o del taumaturgo, ma l'immagine indelebile dell'orante, curvo nel silenzio delle chiese, innanzi all'altare o al crocifisso, ardente d'amore per il suo Dio di– menticato. (12) P,, p. 153, 1. Cfr. 168, 53; 183, 40; 207, 124. - 131 -

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