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correzione? Una parte di essa riusciva certo molto gradita alla sua umiltà e bisoghava essere presenti per vedere e per sentire con quale gioia e riconoscenza accettava qualsiasi osservazione o corre– zione, persuaso come egli era d'essere degno di ogni censura e d'ogni rimprovero; quanto poi al correggere gli altri, egli non aveva mai nulla da dire e finiva sempre col domandar perdono dei propri scandali e supplicando i compagni, come di un atto di gran carità, a voler correggere i suoi molti e gravi difetti >> (28). Lo spirito della penitenza lo accese in modo tale che dovette intervenire il maestro. Avendo ottenuto il permesso di portare il cilizio con frequenza maggiore della norma comune « egli se lo pose così strettamente intorno alla vita che le punte gli penetravano le vive carni e gli mozzavano il respiro. Ognuno può facilmente immaginare quali trafitture egli avesse a soffrirne ogni volta che doveva muoversi o inchinarsi o inginocchiarsi; e nondimeno lo si vedeva procedere franco, quasi senza dar alcun segno di sofferenza. E il fatto continuò per molti giorni, .fìnchè un suo compagno, accortosi, ne rese avvertito il maestro, il quale potè allora cono– scere con quale misura il p. Innocenzo interpretava, nel desiderio che aveva di patire, simili permessi e come egli dovesse in seguito essere più preciso e cauto nelle sue concessioni, se non voleva dar luogo a interpretazioni troppo ampie» (29). 7 - Alla scuola di san Francesco Con simili disposizioni d'animo il p. Innocenzo non trovò difficile l'assimilazione dello spirito francescano e cappuccino. Du– rante il noviziato la Regola e le Costituzioni sono letture d'obbligo; su di esse vengono tenute le conferenze, le esortazioni, le correzioni, le meditazioni. Le pratiche di pietà, soprattutto la meditazione, la vita eucaristica e la divozione alla Madonna, sono profondamente nutrite di spirito francescano, fatto di confidente abbandono e di severa penitenza. P. Innocenzo volle aggiungere larghe letture dei nostri più autorevoli testi ascetici, soprattutto del serafico Padre, raccogliendone dei succosi estratti nei diari. I brani riferiti parlano (28) AF., voi. XXI (1890), p. 336; P. V. BONARI, o.e., p. 521. (29) AF., voi. c., p. 337. -120-

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