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La mattina del lunedì tredici aprile 1874, celebrata la messa a « onore della Madonna», dietro il carretto di Matteo Avanzini, don Giovanni lasciò il paese, che piangeva e si raccomandava alle sue preghiere. Dopo il cimitero, il Beato, in compagnia di don Cere– setti, si staccò dal domestico, scese a Cividate e per sentieri solitari raggiunse la strada sopra Malegno. Cosa avrà pensato e quanto avrà pregato nel suo cuore salendo all'Annunciata (22)? Giunto su la piazzetta non osò entrare subito in convento, ma passò in chiesa e si prostrò davanti all'altare dove aveva già tanto pregato e sospirato. Tornato davanti alla porta vide e meditò le pa– role: Ecce nova f acio omnia. Vestì l'abito cappuccino il sedici aprile. I superiori, che lo conoscevano già molto bene, avevano preparato per lui un nome capacissimo di rendere il concetto che se ne erano formati: lo chia– marono Innocenzo. Don Ceresetti ne rimase entusiasta e riferen– done alla sua popolazione esclamava: «Vedete? I frati gli impo– sero il nome di Innocenzo per caratterizzarne le sue virtù! Lui non ne sa niente di questo, anzi si crede un gran peccatore: ma questi uomini fanno epoca nella vita » (23). Era allora maestro il p. Felicissimo da Qualino, ancor vivo nella memoria della provincia religiosa come tempra di austero cappuccino. Fortemente portato all'apostolato egli insistette a lun– go presso i superiori perchè, esonerato da quell'ufficio, potesse volare alle missioni. Riuscirà infatti a partire per l'India, dove, dopo anni di intenso lavoro, lascerà la vita. All'Annunciata egli era la persona più distinta e preparata a trattare il novizio fra Innocenzo. Con delicato senso spirituale egli comprese la lotta che nei primi mesi si andava combattendo nella sua anima, lo ascoltò a lungo ripetute volte e lo calmò, assicurandolo che quella era la sua via e la volontà di Dio. Alla mamma non sarebbe mancata la bene– dizione della provvidenza, alla parrocchia avrebbero pensato il ve– scovo e don Ceresetti. Non dubitasse e se ne stesse tranquillo, fi– dando ciecamente nel Signore che l'aveva chiamato (24). p. 32. Su questo convento manca una monografia degna della sua storia e della sua arte. Cf., V. BONARI o.m. cap., l Conventi e i cappuccini bergamaschi, Milano 1883, p. 54-55. Per i dipinti cfr. FERRAR! M. Lu1sA, Giovanni Pietro da Cemmo - Fatti di pittura bre– sciana del Quattrocento, Milano 1956, p. 41-67. (22) APB., Registro dcllt messe. (23) P., p. 495: « Certificato cronologico morale civile politico e religioso 1·iguardante il Padre Scalvinoni ». (24) AF., voi. XXI (1890), 428-29: una pagina assai interessante su le difficoltà sp,i.– rituali che il B. incontrò appena entrato in convento. -117 -

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