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Ecco allora questi signori, tutti d'accordo e fiduciosi nella bontà della causa, ad osservare minuziosamente l'andamento delle scuole elementari comunali e la condotta del Beato. Le ragioni desiderate non tardarono a venire: la campana non suonava sempre esattamente alle ore nove del mattino, i maestri non erano sempre in aula cinque minuti prima, i ragazzi qualche volta parlavano durante le lezioni. Ce n'era fin mai per giustificare la richiesta di un'ispezione. Ma l'ispettore, mandato dalla prefettura di Brescia con pieni po– teri, fatte le indagini più accurate e raccolte alcune informazioni, non trovò nulla da dire su l'andamento delle scuole: don Giovanni era ottimo come insegnante e come direttore. Ebbe invece da dire qual– cosa ai provocatori dell'ispezione: riparate i pavimenti degli edifici scolastici, i banchi, le finestre, date un po' di aria e di luce a questi ambienti, troppo oscuri per bambini, e corredateli di materiale didat– tico moderno (13). « Fuori della scuola e della visita agli ammalati» il Beato « cor– reva in chiesa e vi rimaneva a lungo come nel luogo a lui più caro» (14). Tuttavia qualche volta si concedeva il lusso di qualche uscita: saliva alla solitaria chiesetta di s. Lorenzo, l'antica parrocchiale, dove aveva pregato s. Glisente, e sostava a lungo, come rapito in una vi– sione, a guardare sul versante opposto la bianca massa quadrata del convento dei Cappuccini della ss. Annunciata. Sospirava e pregava chiedendo al Signore una grazia che ancora non aveva avuto il coraggio di precisare neppure a se stesso. In queste passeggiate non amava essere accompagnato, perchè voleva abbandonarsi pienamente ai suoi pensieri e alla preghiera. La gente lo vedeva passare per i viottoli, lento e assorto, lo riveriva con gesto di venerazione e lo seguiva con lo sguardo, a lungo. Ormai era tale l'attenzione su di lui che nulla poteva sfuggire. I pteti non dovevano resistere a lungo, ma dove c:'erano, come a Berzo avevano tutta la respoi;sabilità dell'ordine, dell'insegnameato, della disciplina, della freq~enza dei singoli alunn_1. J?ata la mentalità di allora per ciò che si riferisce soprattutto alla frequenza, non era difficile trovar da dire su la loro direzione ed allontanarli dalla scuola. (13) ACBI., c. 79: «Istruzione». La data della circolare prefettizia n. 425 al Comu– ne di Berzo, relativa all'ispezione scolastica accennata, è del 30.4.1872. Su l'efficacia del– insegnamento del B. cfr. P., p. 238• . . (14~ P., .P· 130, 35. L'informa~issi~a Marta Bersi, coinquilina del B., ci dà di lui questo d1~no giornal~ero: « Posso raccogliere m tre parole la vita che qui conduceva: continua umone con D10, grande mortificazione di sè, ardentissima carità pei poveri e per tutti. Dopo celebrata la sa'.1-t_a Me?sa, nella quale impiegava tempo piuttosto lungo pel suo gran fer– v_or~, senza s_d1fmnars1 l;'assava per la scuola comuna(e, poi tornava in chiesa e bisognava richiamarlo d1 la per desmare, essendo passato anche d1 un bel po' il mezzogiorno. Suo cibo fu sempre quello dei più poveri: polenta e legumi. Nel mangiare faceva sempre delle mor~ tificazioni e p-enitenze ». P., p. 128, 30. -100-

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