BCCCAP00000000000000000000771

Alla celebrazione seguiva un lungo ringraziamento e la medi– tazione. Raccolto in un banco della chiesa ascoltava la messa del parroco, piangendo le sue lacrime •più calde mentre meditava il mistero che avveniva su l'altar1;:. Era soltanto la campana delle ore nove che lo distoglieva dagli interminabili suoi colloqui. Egli allora usciva silenzioso, procurando di non voltare le spalle all'altare, e si dirigeva alle scuole comunali. Sulla piazzetta una gran frotta di ragazzi allegri e vocianti lo accoglieva con un saluto religioso. In aula portava il calore della preghiera che gli aveva trasfigurato il volto. Di don Giovanni come insegnante alle elementari di Berzo. abbiamo alcune preziose testimonianze che aiutano a completare la conoscenza della sua figura spirituale. Non sappiamo come e perchè proprio a lui sia stato dato l'incarico dell'insegnamento. Si tratta pro– babilmente di un atto di fiducia da parte del parroco, allora norma!- · mente incaricato dal Comune per la direzione scolastica. Chi più del suo don Giovanni poteva supplirlo tra i ragazzi ? Dalle lezioni, come qualunque maestro di elementari, il Beato percepiva circa tre– cento lire annue: che già sappiamo dove finivano. Faceva scuola con zelo e con frutto: sono i suoi stessi scolari che depongono. « Usava una certa severità per ottenere la disciplina, severità che non impediva ai suoi allievi di nutrire verso di lui grande afletto e venerazione». Il suo impegno principale, pur non trascurando lo svolgimento del programma propriamente scolastico, era di « istruire nella religione e di informare alla virtù » i suoi allievi (11). Don Giovanni era dunque sacerdote anche a scuola. Con questi criteri educativi e pedogogici è facile comprendere quanto don Giovanni Scalvinoni fosse gradito, come direttore didat– tico, ad alcuni esponenti dell'anticlericalismo in val ·Camonica, inse– diati al Comune o alla sottoprefettura di Breno (12). L'aver ancora - nel 1870 ! - un prete come direttore didattico era semplicemente una vergogna, il segno più eloquente che essi non si sapevano muo– vere col passo dei tempi. Bisognava rimuoverlo. Ma per farlo partire era necessario presentare delle ragioni alla prefettura di Brescia. (Il) P., p. 138, 72. Cfr. 130, 35. (12) Ne è prova cert'aria spirante nel Certificato steso dalla giunta comunale nel marzo del 1918. Cfr. P., p. 491-97. La laicizzazione della scuola era in atto ormai da un decen– nio: prima le università e gli istituti superiori, poi gradatamente le elementari. I maestri dovevano essere diplomati in scuole normali o pareggiate magistrali (legge del 15.9.1860). Nei programmi non era inserito l'insegnamento della religione, Vedi ad es. il « Calenda– rio delle scuole normali ed elementari della Provincia di Brescia », per l'anno 1870-71. -99-

RkJQdWJsaXNoZXIy NDA3MTIz