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assai bene, commenta un teste, « per il suo esempio di pietà ardente e di profonda umiltà, ma appunto per questo non sapeva imporsi ai chierici » (15). Questo << non sa:persi imporre » è il rilievo di tutti i testimoni dei processi canonici ed è riprova. significativa della sua natura e del suo profondo raccoglimento. Quel pretino pallido e magro, « assorto incessantemente in Dio, espertissimo delle cose celesti ma ignaro di quelle del mondo » (16), era fatalmente destinato a dare una « infelice prova» (17) come assi– stente della gioventù, soprattutto perchè quando, per necessità di dovere, aveva ripreso un chierico, era capace di umiliarsi a chiedere perdono qualora, esaminando i modi e i termini usati, avesse avver– tito di avere ecceduto (18). Siamo certo d'accordo che questi non sono i migliori sistemi di educazione e formazione, ma non bisogna dimenticare che la peda– gogia dei santi poggia su basi e si svolge su criteri un po' diversi dai nostri. Essi sono impegnati soprattutto a formare col proprio esem– pio. La correzione e i castighi, gli ammonimenti particolari e le con– ferenze, hanno · per essi una importanza assai relativa. Essi sanno meglio di noi che l'animo del giovane è guidato alla formazione non tanto da una facile e comoda precettistica, quanto da quello che vede ogni giorno coi propri occhi nei suoi educatori. Il giovane ragio– na coi sensi e con facilità si decide a fare quello che vede. Se i chierici assistiti dal Beato avessero attuato, da semin•aristi e da sacerdoti, almeno una parte di quanto avevano visto nel loro vicerettore, la diocesi bresciana non avrebbe certamente avuto a la– gnarsi di essi. Profondamente convinto che il sacerdote deve essere Gaggia a p. 118, l: « Mons. Bertazzoli, uomo di molta sapienza e pietà, nel dipartirsi di un bravo e piissimo vicerettore, il rev. Borsa, indicò lo Scalvinoni, allora sacerdote da un paio d'anni circa, qual successore nel posto. E come si osservò da alcuno che ·era troppo semplice, mons. Rettore disse: Pietas ad omnia utilis est. Di fatto però non fu trovato troppo opportuno, perchè per la sua semplicità ed innocenza non manteneva nei soggetti la dovuta disciplina. Per la medesima ragione, come mi diceva il nominato p. Felicissimo, quanto valea sui novizi col suo esempio, tanto meno valea con la sua umiltà .nel correggerli, sicchè il p. Felicissimo, meravigliandomi, disse: 'Domandava scusa perfino ai novizi' ». (15) P., p. 86, 8. (16) P., p. 142, 87. (17) P., p. 125, 24. (18) P., p. 133, 44. Ecco una delle tante deposizioni: « Mi consta per cert1ssuno che nella sua breve permanenza in seminario come vicerettore lasciò una memoria di Santo, spe– cialmente per la sua umiltà, portata a tal punto da non sapersi imporre ai chierici, ai quali, se proprio era costretto a dare qualch\! ammonimento, si abbassava poi a domandare perdono, e credo che per questa sua fino eccessiva umiltà dai Superiori fu giudicato meno opportuno all'uopo ». Cf. 148, 106. · 90
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