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più diverse difficoltà per una sua maggior ricchezza di grazia e di merito. A noi non è concesso di penetrare fino in fondo nel mistero che Dio opera neHe anime predilette, ma non è certo arbitrario pensare che egli, permettendo che ·i suoi superiori gli affidassero que– st'ufficio, conduceva don Giovanni alla spogliazione totale di se stesso e al sacrificio più doloroso. Per tutto l'anno scolastico 1869-70 don Giovanni fu su una croce tormentosa. I compiti che egli dovette assumersi non erano difficili, ma vari e complessi e, soprattutto, alieni dalla sua natura. Tempe– ramento timido, incapace di imporsi a chiunque eccetto che a se stesso, non era fatto per esercitare, sia pure in forma limitata, l'auto– rità. E il dover presiedere e comandare era inerente al suo ufficio. Mentre gli allievi erano allo studio egli doveva vigilare perchè il silenzio e l'ordine regnassero sovrani. Quando erano in ricreazione doveva osservare il comportamento dei singoli e richiamarli, nel caso, a modi più educati e degni. Quando si usciva a passeggio doveva accompagnarli: dove andare? La scelta dell'itinerario dipendeva uni– camente da lui. Non osava contrariare i seminaristi, perchè gli sembrava una mancanza di delicatezza e nemmeno si permetteva di comandare, perchè temeva di accondiscendere a sentimenti di superbia. Come fare dunque? Col tono più dolcemente persuasivo ammoniva, esortava al. sacrificio e alla disciplina, raccontando esempi di santi. E otteneva tutto. Ma i suoi giovani, pur ammirando la sua bontà, si convincevano che, quando avessero voluto, avrebbero potuto . abusare della sua autorità senza eccessivi timori di eventuali conseguenze. Ne è prova il fatto, più volte ripetuto, che quando essi deside– ravano mangiar qualcosa fuori pasto, facevano crocchio attorno a lui e lo invitavano a raccontare qualche esempio delle vite dei santi. Don Giòvanni, senza mai sospetta.re il tiro birbone, incominciava a parlare, lietìssimo di intrattenere i suoi allievi su cose devote. E vi si appassionava tanto che non avvertiva come alcuni, chetamente, si staccavano dal gruppo e andavano a fare un sopraluogo alla di– spensa .(13). « Per la sua semplicità ed innocenza», don Giovanni Scalvinoni, nel gaio mondo seminaristico, si trovava davvero spaesato (14). Fece (13) Processi ordinari, in « Animadvcrsiones », p. 8°9: deposizione di don Lasciali desunta dai P. mss.', f. 334 t. Cfr. nello stesso voi. in « Responsio ad animadversioncs », p. 14, n. 19. (14) P., p. 124, 22; 125, 24; 127, 29 ecc. Vedi soprattutto le deposizi~ni di mons. '- 89 -

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