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defletteva dalle severe ed ardue iniziative di un tempo. Egli conti– nuava con crescente volontà nel proposito di penetrare più addentro nelle vie del Signore, per giungere a Lui, all'unione totale e alla immersione di tutto se stesso in Dio. Come egli vivesse questo importantissimo esercizio della presenza di Dio, che isola l'anima nella concentrazione interiore e non lascia udire l'eco delle cose intorno ad essa, lo dice cori parole di s. Marghe– rita Maria, colei che d'ora innanzi sarà una delle sue più grandi maestre. « Dal punto della mia professione, trascrive il Beato nel diario, Gesù mi fece il gran dono della sua divina presenza. Io me lo vedevo vicino, lo sentivo e molto meglio lo udivo che se ciò fosse stato per i sensi. Questa presenza divina mi impresse nell'anima tale profonda cognizione del mio vero nulla, che in esso continua– mente mi sentivo inabissare, ivi fissandomi l'ossequioso rispetto che devesi a quella infinita grandezza, alla cui presenza non avrei mai voluto essere se non col volto a terra prosteso o in ginocchio, come costumai sempre » (7). A questa citazione segue, tra parentesi, un commento di don Giovanni: « Per questo la venerabile non ardiva sedere se non alla presenza altrui. Dalla cognizione della sua miseria nasceva in lei la brama dei dispregi» (8). Nella luce di questa preziosa annotazione si intravede la figura del futuro frate nella sua cella solitaria, spoglia di tutto, priva anche del più modesto _sgabello, in perpetua adora– zione della presenza di Dio. Fin da ora il Beato, assorbito nel respiro divino, non concede soddisfazione alla stanchezza fisica, ma va sotto~ ponendo il corpo alla disciplina più dura. Le sue penitenze maggiori infatti non sono i digiuni o i cilici, ma le lunghe .ore con le braccia aperte o le posizìoni scomodissime durante la preghiera. Il suo corpo gli si rivelava ogni giorno più nemico: doveva perciò essere com– battuto e colpito senza pietà, poichè dal corpo, dalla sua natura di · carne e di materia corrotta, saliva la ribellione contro lo spirito e Dio. Il Beato non abbandonò mai questo esercizio e vi ammise sem– pre la più grande importanza. Più tardi, al convento della ss. Annun– ziata, scoprì in biblioteca una dimenticata ma ricchissima opera di vita spirituale: il « Fuoco d'amore» del nostro fratello laico Fra (7) I, p. 39: « Presenza di Dio». (8) I, ivi. -- 87 -

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