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conosciuto: raccoglimento spirituale, facendo tutto con spirito di fede» (15). Questa annotazione lascia pensare che a Lovere don Giovanni si sia incontrato con un sacerdote che lo conosceva assai bene. Proba– bilmente, conformandosi alle iniziative di mons. Bianchini, tanto rac– comandate dallo stesso vescovo, i sacerdoti giovani della valle si rac– colsero nella cittadina per un corso speciale di esercizi e invitarono il loro direttore spirituale di seminario. Comunque, le direttive rice– vute dal Beato, così precise e tanto conformi al suo spirito, non lasciano pensare ad un sacerdote qualsiasi. Più interessante è il senso della nota. Essa ci dice che il Beato in questo tempo è assai preoccupato della sua preghiera, non è mai contento di sè e della sua vita spirituale, anche se, con vivo stupore di tutti, egli passa in chiesa la maggior parte della sua giornata. Come pregava don Giovanni? Sarebbe arduo per noi il solo ten– tativo di penetrare nel segreto dei suoi colloqui col Signore, ma ora è egli stesso che ci aiuta ad alzare il velo sul ·segreto della sua anima. Scrive nel diario:: « La maggior necessità che noi abbiamo è il tacere avanti a questo nostro gran Dio, così con l'appetito come con la lin– gua, la cui loquela e quella che egli ascolta volentieri, è loquela taci– turna d'amore» (16). Prostrato innanzi alla Maestà del Signore, pro– fondamente compreso del mistero di un Dio crocifisso o nascosto nel tabernacolo, curvo nell'adorazione o gemente nella contemplazione, senza parole, senzo moto dell'anima, egli passava ore ed ore davanti all'altare. Era una preghiera fatta di silenzi e di smarrimenti, che, come quella di tutti i santi, si cela alle nostre curiosità. Certamente grandi cose egli doveva trattare con Dio. « Quando nel tempo della orazione, scrive nel diario, l'uomo parla al gran Re, deve vergo– gnarsi di andar vagando con la mente dietro alle inezie» (17). E in un frammento di predica aggiunge: « L'orazione è un innalzare la nostra mente a Dio sia per meditare i suoi attributi sia per domandargli grazie. Per l'orazione l'uomo si innalza sopra tutto quello che non è infinito - accedite ad eum et illuminamini -, si assomiglia nel l'opera agli angeli, il cui ufficio è di contemplare Iddio. Essa attira lumi speciali da Dio e forza per ben operare. Perciò i santi la usarono in tutte le loro azioni » (18). (15) I. p. 9. (16) I, p. 53-54, n. 16. (17) I, p. 73. (18) II, p. 60-61. -76-
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