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mente don Isonni, lo conoscevano in proposito molto bene, e, appro– vandogli il regolamento od anche aiutandolo nella composizione, gli dichiaravano insistentemente che la sua coscienza non ne restava . per nulla vincolata. Diverse volte nei suoi diari si trovano espressioni curiose in merito. Egli va a confessarsi e il confessore gli dà come penitenza di recitare ogni giorno un dato numero di giaculatorie, ma agginuge subito: « Se il numero delle volte non da' angustia», oppure: •« senza però obbligo di peccato » (26). La ragione di questa piena libertà di coscienza sta nascosta nella particolare natura del suo spirito. Egli adorava la regola, la cercava e l'osservava come espressione diretta della volontà divina a suo ri– guardo, ma si turbava gravemente qualora, per un motivo qualsiasi, non vi si atteneva con. fedeltà. Queste norme perciò devono essere intese come direttive di vita, alle quali egli volta per volta si conformava con atti interni liberi e riflessi. L'osservanza era garantita e la regola rimaneva in tutto il suo significato, ma il movente che spingeva non era il timore di pec– care, bensì l'amore per la perfezione e a Dio. In breve tempo, questa pesante litania di norme diverrà per il Beato una forma di vita, un'irresistibile esigenza interiore. Forse a questo metodo, libero e arduo nello stesso tempo e proprio delle anime più generose, egli era stato indotto dal suo grande maestro S. Francesco di Sales. Nota infatti nel diario che << ad una persona che· gli domandava consiglio circa il far voto di recitare ogni giorno la corona, il santo rispose: Vorrei che la recitaste per un costante proponimento piuttosto che per voto » (27). · Il Beato Innocenzo, così proteso alla perfezione più alta, non ebbe mai l'idea di fare il voto ·eroico di S. Teresa d'Avila o di S. An– drea d'Avellino, ma raggiunse ugualmente li santità, liberamente compiendone gli atti e percorrendone la via, momento per momento, per tutta la sua vita. (26) I, p. 9, 10 e altrove. (27) I, p. 27, n. 54. -69-

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