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parlavano e discutevano a voce quasi alta. Don José Ramon Gar– da, rimasto in preghiera presso l'altare maggiore per chiedere a Dio di concedere la Sua luce al Vescovo e a tutti coloro che aveva– no l'incarico di quello studio (non sapeva di averli cosl vicini) poté quindi, suo malgrado, udire quello che dicevano. «Sentii distintamente queste parole: chiuderemo la chiesa al culto; manderemo in vacanza Don Valentin (il sacerdote incaricato di Ga– rabandal) per un mese; daremo ordine al padre gesuita (Ramon Ma– ria Andréu) di andarsene; impediremo ai sacerdoti di salire fin qui; e se tutto ciò che sta accadendo qui è da Dio, farà la sua strada». Frase brillante, quest'ultima, in bocca a dei teologi! Come se fosse nei modi d'agire di Dio imporsi ad ogni costo alle sue creatu– re dotate di libero arbitrio! Dio può aprirsi la strada nonostante tutti gli ostacoli frapposti dagli uomini, ma può anche talvolta ab– bandonare certi progetti di misericordia per la durezza di cuore di questi stessi uomini. In ogni caso, guai a coloro che, chiamati a collaborare a questi progetti divini con la migliore disposizione di mente e spirito, si oppongono di fatto ai Suoi disegni, troppo legati come sono a vedute, istituzioni e criteri puramente umani. A partire dalla sera del 23 agosto 1961, l'umile chiesa di San Sebastian de Garabandal cessò di essere teatro delle estasi delle bambine. Giunse infatti una Nota del Vescovo che prescriveva che la chiesa dovesse restare chiusa alle bambine quando fossero in stato di estasi. Fu Don José Ramon, rimasto al paese come supplente occasionale di Don Valentfn, a doversi piegare a questa ingiunzione. Le bambine si mostrarono stupite, ma accettarono docilmente: «Posso testimoniare - affermò il sacerdote asturiano - che a parti– re da quel giorno le bambine non tornarono più in chiesa quand' e– rano in estasi: si limitavano a farne il giro esterno con chi le accompagnava, recitando il rosario o cantando la Salve Regina. Le comunioni estatiche dalle mani dell'Angelo non avvennero più al– l'interno del luogo sacro, ma talvolta sotto il portico». Alcuni giorni dopo, il 26 agosto 1961, fu resa pubblica la prima «Nota episcopale» firmata dall'Amministratore apostolico Don Do– roteo Fernandez, il quale, basandosi sul rapporto della Commis– sione, avanzava questa affermazione: «Nulla finora ci obbliga a riconoscere il carattere soprannaturale dei fatti avvenuti in questa località»; e condizionava «il giudizio definitivo, ai fatti che si sa– rebbero prodotti in futuro» . Non sarebbe stato più opportuno evitare giudizi provvisori e at– tendere che una questione cosl complessa, ed evidentemente an- 46
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