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Capitolo ottavo VERSO UNO STRANO EPILOGO Garabandal e l'ultimo Concilio Verso la fine di settembre ed i primi di ottobre del 1962, mai come prima si concretizzava il detto: «Tutte le strade conducono a Roma». In effetti, tutte le vie del mondo erano percorse da centinaia di Vescovi e dai loro consultori che accorrevano ali' appello del suc– cessore di Pietro. Anche il Vescovo di Santander, mons. Eugenio Beitia Aldaza– bal, dovette partire. Ma prima di lasciare la diocesi, in una data importante come quella del 7 ottobre, festa della Beata Vergine del Rosario, pose la sua firma in calce a una Nota redatta dalla Commissione con la quale i fatti di Garabandal venivano nuova– mente squalificati e si stringeva il cerchio ufficiale d'incredulità e di ostilità verso di essi. Non si trattava di una «condanna» canonica, dal momento che nessun processo canonico e nessuno «studio» degno di questo no– me erano stati avviati; e neppure si erano verificate nuove situa– zioni che consigliassero un nuovo intervento della gerarchia. E al– lora? Forse, si voleva esprimere, una volta per tutte, un giudizio definitivo su fatti che, a Roma, avrebbero potuto suscitare domande imbarazzanti; e che, in quel momento, si scontravano fortemente con quello «spirito di secolarizzazione» che - in certi settori della Chiesa - aveva incominciato a prender fiato, sotto il pretesto del «cambiamento» di cui il Concilio avrebbe dovuto essere l'alfiere. Il fatto è che Garabandal, che si era presentato - e ciò appare più chiaro ogni giorno - in misteriosa e stretta relazione con quan– to avveniva a Roma (e ben presto nell'intera Chiesa), a partire da 112
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