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non ho mai smess:::> di guardarla e posso giurare che non ho perso di vista la sua lingua nemmeno un istante. Vidi formarsi l'Ostia sulla sua lingua con una rapidità che l'occhio umano non può co– gliere. Rimasi stu::,efatto e ammutolito con una commozione pro– fondissima. Senza rendermene conto, presi la mia cinepresa e fil– mai rapidamente gli ultimi secondi del miracolo. La felicità che provai in quel momento, non la cambierei certamente per un mi– liardo di pesetas, ::ié per nessuna cosa al mondo. Era una gioia così immensa, così profonda che né posso spiegarla né condividerla con altri. Qualcosa di incredibile. Qualcosa per la quale darei la mia vita e che non mi permise, poi, né di seguire le estasi della bambi– na, né di andare con mia moglie, né di stare con nessuno. Potei solamente rifugiarmi in un angolo e piangere in silenzio». Caux: «Sono c:mtento di sentirlo. Veramente. Ci sono ancora due cose che mi piacerebbe sapere: questa sua gioia così grande era imputabile al suo stato di Grazia? Perdoni la mia indiscrezione». Damians: «Le rispondo con molto piacere: sì, mi trovavo in grazia di Dio; e la mia enorme emozione la produsse non il miracolo in se stesso, non la Yista della bambina con una cosa bianca sulla lin– gua, ma... - le sto dicendo qualcosa di grande - quello che vissi, ciò che provocè quella fortissima impressione, fu lo stare ALLA PRESENZA DEL DIO VIVO E VERO. Credo che nessuno al mondo potrà procurarmi un'emozione pari a quella che ebbi al VEDERE LUI, nel momento più grande e più solenne della mia vita». Caux: «Lei non sa a che punto mi rende felice da un lato e infe– lice da un altro. Io ho provato la stessa sensazione, ma in senso inverso. Io ave·,o preparato tutto per filmare la scena, era tutto a punto ... quando tutto mi andò storto, per cui non potei filmare proprio nulla. So~tanto all'ultimo istante, all'ultima frazione di se– condo sono riuscito a vedere l'Ostia che stava già sparendo inghiot– tita dalla piccola. Nello stesso istante fui preso da un dolore spa– ventoso, orribile. che mi affogava... IL DOLORE DI UN DIO PERDUTO: DI UN DIO CHE ERO RIUSCITO AD INTRA– VEDERE, PER VEDERLO SPARIRE. Fu solo in quel momen– to che capii di essere in peccato mortale. Piangevo come lei, ma di dolore. Compresi davvero che cosa fossero il peccato e l'inferno. Mia moglie cercava inutilmente di consolarmi. Io non avrei sapu– to spiegarle nie::1te e lei non mi avrebbe potuto capire. Era qualco– sa di troppo doloroso per essere condiviso e per riceverne consola– zione. Ebbi persino l'impressione, quella notte a Garabandal, che 105

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