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244 SANTI E SANTITÀ nell'austerità e nell'apostolato. Inoltre, proprio in quegli anni, nella provincia veniva cambiato il panno degli abiti, una novità che lo fece tanto soffrire. Certo, non sarebbe stato lui ad introdurre altre novità e vanità. Nell'estate del 1752 rassegnò l'ufficio di lettore e fu trasferito a Scilla per rimettersi dal suo male di petto, del quale mai guarirà. In quel ritiro maturò il suo programma di rinnovamento personale. A un lettore, già suo discepolo, padre Giuseppe Maria da Soriano, che lo consultava a proposito di una « ratio studiorum » molto simile alla sua, padre Gesualdo rispose di attenersi all'inse– gnamento tradizionale scolastico della filosofia e della teologia, perché negli Ordini religiosi le novità furono sempre causa di rilassatezza. « Le dottrine, le matematiche, ecc. - scriveva il 21 feb– braio 1753 - sono tutte buone, ma per noi cappuccini non stanno appropriate, se non quanto dai nostri antichi ci fu lasciato. Cosi, schivata ogni vanità, attenderemo a salvarci l'anima». « Noi - scri– veva in un'altra lettera - non per essere dotti, ma per piangere i peccati e farne penitenza, ci siam fatti religiosi ». Deciso a seguire la sua vocazione cappuccina fino in fondo, chiese di andare a Ravenna per « preparare il quaresimale », cioè per studiare la sacra eloquenza sotto la guida del padre Giannangelo da Cesena, presso il quale rimase dal settembre 1753 al settem– bre 1754. Il grande lettore scrisse al provinciale di padre Gesualdo: « Voi m'avete ingannato: invece di uno studente mi avete mandato un maestro ». Finito il corso si consulterà a Bologna con il celebre canonista e bibliografo padre Bernardo da Bologna, sulle questioni che gli stavano tanto a cuore: la povertà e l'austerità dell'abito. All'anziano giurista le idee di padre Gesualdo parvero troppo rigo– riste. Sulle stesse questioni avrà ancora uno scambio di idee a Roma con il definitore generale padre Paolo da Colindres, il pro– motore dei conventi di ritiro. Rientrato in provincia, riprese a insegnare la filosofia e la teologia, al modo tradizionale, fino al 1760, nel qual anno fu dai superiori incaricato di abbozzare uno schema per la formazione dei giovani professi chierici; ne risultò un prezioso manualetto di for– mazione spirituale. Nel 1762, poi, nella revisione delle sue prelezioni Philosophicae institutiones, sceglierà una via di mezzo tra scolastica
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