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6:} - J1iaccrue lui o.1esso, Fra t3tefano, negli ann: urn:hP. dell_a sua tarda vecchiaia. « Ho di– rnandato· ·(si lla da uno stralcio di sua let– tera del ~- marzo 1796 al nipote Capit'lno Banolomeo A,rtioli) a Nicola (mio fratell:JJ Jma medaglia ricevuta in pr-em· o. a Bolo– ;:ma . e benohè un ca(!) itale di ~)ochi zecchi– n i, iPerò per il Paese e miei parenti non è d1sdoro... A,ddimandai qµesta medaglia ll11 m.ostrare ad· un so;gget10· autorevole ,, (2). Jh quell'anno, 1732,, la~ciava Bologna per r itornare '.n Carpi. Uomo di vita attiva ed in- arte E:ocezio– Dalmente sbrigativo. (dipinse in una rnla gi-ornata cinque ,rassorni,gliantissimi. r:t.rat– ti ) di imma.ginativa 'cald.a e pronta, 116, ri produrre s:curo e veritiero, ben presto si :[;'uadagnò onori e glo1·ia. - A tanto radio,so orizzonte, presa.gio siouro del f:uo avvenire a1·tist.ico, non si esalta l'artista. Ai .graziosi fantasmi e ai cento e cen to cherul)ini clelle speranze - brillanti m usioni e nulla più - oppone il dis-prezz,, 1D·er accetta.re in s110- cuore una voce oal - cielo che lo chiama alla vita monastica. ENTRA NELL'ORDINE DEI CAP- PUCCINI Non ha che 26 anni, e, nella giornata crel 2G dicembre 1936. . solennità di Santo Stefa– no. si .ritira presso il Cornvento dei Cap– puccini in Carp; : ne ÌndoEsa la divisa e, Giu seppe Solieri diventa Fra Stefano da Carpi. Le bizzarrie dell'artista non trova– a10 più nel profano il ·campo d'azione: ·j1 pittore si tramuta in un art:sta asceta: le sembianze. le glo<l'ie·, i martirii, le av·oteo– si. i trionfi dei santi che furono e. sono suoi eorreligionari formano il- travaglio cont. nuato della labo,ri'osa e sua lunga e,i– stenza. A-rrossir,eobe ora se avesse a ricercare nel profilo di IE:rminia l'impressione della . sorpresa. TraE·curò sern(!)re o quasi la figu– n·a della donna. e, se a volte l'introdusse nelle sue tele - è necessario dirlo - la: detur– i1ò col p.rivarla dei del'cat; suoi delineamen 1i. Ìmpròntandola a figura d'uomo. " Al:: Vezza - rispose ad Ercole III Duca di Mc,– dena che lo commetteva di un sipario per n teatro di Bellaria a Mugnano in quel di Modr,na - non è conveniente ad un Cap– v uccino di rappresentare cose profane, Par– ti colarmente inservienti di spettacoii tea– tr ali ». Cedette. è v-ero, alle reiterate istan- ze del Duca. ma non cedette però al suo !Proposito., Su quella ·tela, . ché misurav,, bracc.ia 13 pe1' 1S, in un insieme grar,d1osu di 200 e più figure non rievocò l'orgia scan– dalosa del famos_o Convitto rli Baldasrnre ma i1 turbamento provato da' commensali cruanclo mano tnvisi,bile scr:sse su lla pare- Comunio·ne di _S. Sel'afino ( Fot. Sevardi) fig. 39] ie le rrµste.riose parole " Mane Thecel Phares » e ciueEto, perchè nel tripudio del divertimento teatrale trovasse ,pure 11 Duc<1. un ·richiamo al1e verità eterne (3). A 1 bbattenclosi il teatro andò d:sperso .que– sta indovinata e grandiosa opera di Fra Stefano. ·Altre sue tele, vago ornamento della chiesa della SS.ma Trinita in Carpi officiata dai PP. Cappuccini, anelarono di– strutte da l1ll incendio "copp' atovisi' nella . nott,e· del. 3 al 4 ati)rile 1783. ,Soppresso in quest' anno .il Convento, Fra Stefano passò a far Q)arte della famiglia dei Cappuccini in Reggio, dove, tredici anni clop·o,, colto cla, morte ,oassò alla gloria. I ." Alli 13 Maggi-o d'.. quest'anno 1796 - si ha da , U[la memo.ria di Fra Carlo dal Finale. cappuccino - morì Fra Stefano c;a Carpi nostro Laioo con quelle dispo,,.tzioni, che ben dovevano aspettarsi da un Reli– gioso vissuto sempre a norma· della pro-

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