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74 LINEAMENTI STORICI DELLE MISSIONI CAPPUCCINE TRA GLI INFEDELI inerme a una numerosa schiera di indi selvaggi che vivevano dì rapine, omi– cidi e grassazioni, li induce a una vita sedentaria e li converte. Nel secolo XIX le Missioni di estendono pure nel nord del Brasile, sopratutto nel Maranh1lo, col celebre missionario P. Giuseppe da Loro Piceno a cui subentreranno i cap– puccini lombardi. In Africa le due Missioni principali rimangono quelle della Tunisia e del Congo. La prima, funestata da continue pestilenze in una delle quali (1818) la sola città di Tunisi perdett,(; 150.000 abitanti (66), assorbe dalla sua ;fondazione sino alla soglia dell'ottocento oltre 200 missionari; l'altra è ancora gloriosa nel settecento ma in decadenza nei primi decenni dell'ottocento tanto da dover essere abbandonata nel 1835 dopo 190 anni d'apostolato che erano stati « un lento e continuo martirio ii dei suoi missionari, caduti, prima o poi, di morte im– matura (67). DECADENZA E RIPRESA Le Missioni cattoliche dalla seconda metà del 700 conobbero tutte, più o meno, un periodo di decadenza, determinato, secondo lo Schmidlin, dal tra– monto della potenza coloniale spagnola e portoghese, dalla lotta ingaggiata dall'illuminismo contro la Chiesa cattolica, dalle « accese e appassionate riva– lità tra gli Ordini missionari manifestatesi specialmente nella disgraziata que– stione dei riti», dalla soppressione dei gesuiti che tolse allr Missioni ben 3276 missionari: ma sopratutto dal laicismo imperante e dalla rivoluzione francese con la fatale conseguenza della secolarizzazione degli Ordini religiosi (68). La rivoluzione francese colpì duramente anche i cappuccini in Francia e in Italia, le due nazioni che forse avevano dato all'Ordine il maggior numero dei missionari. Con l'assottigliarsi del personale e la carenza dei mezzi neces– sari all'espansione missionaria., per alcuni decenni le Missioni, almeno quelle tenute dai cappuccini ;francesi e italiani, parvero agonizzanti : esse ;furono sal– vate solo dall'eroismo di pochi missionari che moltiplicarono i loro sforzi e, soli, si gettarono impavidi sulle trincee della lotta. I decenni più tristi ;furono i primi dell'Ottocento quando con i conventi perduti, i vecchi religiosi esiliati o dispersi e l'impossibilità di accogliere nuove vocazioni, intere province del– l'Ordine ;furono praticamente annientate. Ma questa grande prova non fiaccò lo spirito missionario dell'Ordine cap– puccino. Mentre le province, non tocche dalla tormenta, continuarono in ogni tempo a mandar missionari nei più diversi campi di lavoro, le altre, appena furono ripopolate, s'allinearono con nuovo ardore secondo le nobili tradizioni dei tempi passati. E' il Generale dell'Ol'dine P. Eugrnio da Rumilly, vecchio missionario, che « risveglia la vocazione missionaria dell'Ordine, assopita un istante dalla pro– va ii (69). Nel « Collegio per le Missioni tra gl'infedeli », aperto in Roma uel · (66) P. CLEMENS A TERZORIO, Manuale historicum, o. c., p. 232. (67) Ib., p. 262. (68) GIUSEPPE SCHMIDLIN Manuale di Storia delle Missioni cattoliche, Prima vers. italiana del P. G. B. Tr~gella, vol. II, Milano, 1928, p. 160 è ss., sparsirn. (691) P. FREDEGAND D'ANVERS, L'Apostolat de8 Frères-Mineurs Oapucins, in Liber Memorialis, o. c., p. 48.

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