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LINEAMENTÌ SWRICI DELLE MISSIONI CAPPUCOINE TRA GLI INFEiDELI 69 << il miglio e mezzo quadrato di terreno» a comperar pure il cc diritto di ze– mendar >> all'interno sviluppando un così attivo commercio ~on l'hinterland, e quindi anche col Tibet, che la Compagnia inglese già nel 1717 8mancipava Cal– cutta da Madras (48). E' in quegli anni che Propaganda Fide, alla quale spettava cc il compito di provvedere alla predicazione del Vangelo e della Fede cattolica in tutto il mondo», decide di creare una Missione nel Tibet e l'affida ai cappuccini mar– chigiani, aiutati tuttavia da confratelli di altre province (49). Il primo gruppo di missionari parte da Roma nell'aprile d81 1704 e giunge in Mesopotamia già così fiaccato dall'orribile viaggio che a Dhrbekir perde il suo capo, P. Francesco da Camerino, e a Mardin il fratello laico ;fra Fiacrio da Parigi, mentre un altro missionario, P. Giuseppe da Ascoli Piceno, era già stato costretto a rimpatriare per malattia sin da Cipro. I superstiti prose– guono per Surat, toccano separatamente Pondichery e Mad::as e, dopo un viaggio di due anni, risalgono in barca ;il corso del Gange e raggiungono Chandernagor (1706). Da questa città il nuovo Prefetto apostolico, P. Felice da Montecchio, scri– veva a Propaganda: « A dispetto di tutte le difficoltà e le oppcsizioni suscitate dall'in;ferno fin qui, .par che ora Iddio ci apra la porta e ci m:)stri molto ;faci– litato l'ingresso nella Missione del Tibet» (50). Si rimettono in cammino, fanno una breve sosta a Patna, che diverrà in seguito il centro di tutte le Missioni cappuccine nel nord dell'India, e poi su– perando l'Himalaya tra peripezie e difficoltà enormi, nel 1707 raggiungono Lassa, la città santa del Lama e capitale del Tibet. La Missi.on(; sull'aitopiano tibetano vero e proprio non durò che una qua– rantina d'anni (1707-1744) e, per le difficoltà finanziarie, le lo~te intestine del paese unitamente ad altre calamità, l'ostilità da prima sorda e poi via via aperta e ;l'eroce del Lama che cacciarono i missionari nel 1744 di,;truggendo .i ùue ospizi di Lassa e Takpo, si trovò quasi sempre in uno stato d~ precarietà. Ma a prescindere dal ;fatto che i cappuccini ;l'urono i primi miss:ioonari di Propa– ga.nda che superarono le frontiere dei Lama, la loro opera rimase nei nume– rosi monumenti letterari da essi lasciati, i << primi e torse i :;;>iù seri, certo i più coscienziosi che l'Europa ebbe sul 'l'ibet >>. Le relazioni ricchissime con ampie descrizioni del paese, e della vita sociale e culturale degli abitanti, la composizione di grammatiche e dizionari, la traduzione di cElebri opere filo– sofico-religiose tibetane e finalmente l'introduzione in Europa dei primi carat– teri della scrittura tibetana, restano « un forte contributo alla storia e alla geografia, alla etnologia e alla letteratura» (5;t). Celebri missionari del '.ribet furono i PP. Francesco da Tours e Giuseppe (48) Io., Le Missioni dei Minori ca.pvuccini, o. c., vol. VIII, Roma, 1932, p. 181. (49) · Ciò è provato dal fatto che già nel primo gruppo di missionari sono inclusi il P. Francesco Maria da Tours e fra Fiacrio da Parigi. Altri in seguito saranno reclutati d.a altre provincie come i due celebri missionari P. Giuse:;:ipe Maria da Ro– vato e Giuseppe Maria Bernini da Gargnano, della provincia di Brescia. (50) La citazione è in P. Clemente da Terzorio, Le Missioni dei Minori cavpuc– cini, o. c., vol. VIII, p. 196. (51) P. CLEMENTE DA TERZORIO, Fino ai confini del mondo con ;a Croce, in Liber Memorialis, o. c., p. 306 e s.

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