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64 LINEAMENTI STORICI DELLE MISSIONI CAPPUCCINE T&A GLI INFEDEJLI Un'altra Missione, in Oriente, iniziatasi nel seicento, è quella della Georgia, affidata ai cappuccini italiani. La prima spedizione. di missionari, di cui due caddero durante il viaggio, giunge a Tiflis nel 1663. Celebri, in questa .Missione durata 183 anni, furono i PP. Giustino da Livorno che riuscì a convertire il re e l'arcivescovo di Tiflis, Bernardo da Napoli che compilò un dizionario in lingua georgica e tradusse molteplici opere, e Giulio da Cre– mona che convertì il principe Bazins segnando un periodo di grande spe– ranze. Ma le persecuzioni continue mosse da scismatici e maomettani, le guerre tra la Georgia e ìa Persia seguite talvolta da deportazioni in massa, tennero quasi sempre la Missione in uno stato di convulsione (35). IN AFRICA. Il secondo punto verso cui converge l'impegno missionario dei cappuccini nel seicento è l'Africa che pullula, :in questo secolo, di Missioni. Nel 1623 Propaganda Fide autorizza un gruppo di cappuccini francesi a salpare verso l'Africa e a fondare la Missione del Marocco, subito provata da persecuzioni e da altre calamità come la peste e la carestia. La figura che domina in questa Missione è quella del P. Pietro d'Alençon. Sbarcato a Sa:fi sotto la protezione della bandiera francese, egli è nondimeno imprigio– nato a muore tra i ceppi .nel 1629. La sua ultima lettera è .datata dalla « sua amatissima prigione >i e la sua morte, dopo anni di eroica carità tra gli appe– stati e i compagni di sventura, è « così luminosa che gli stessi musulmani si disputano le sue reliquie e venerano la sua tomba come quella di uno ,lei più celebri santoni >i (36). Ai cappuccini italiani tocca invece la Missione di Tunisi, aperta ufficial– mente nel 1624 quando il P. Angelo da Conigliano, cedendo la Missione d'Algeri a S. Vincenzo de' Paoli e ai suoi figli, viene a :fissarsi a Tunisi tra gli schiavi cristiani iniziando il suo apostolato d'assistenza e riscatto. Nomi celebri in questa Missione sono quelli di: Vincenzo da Ventimiglia, lapidato e poi sepolto vivo dai musulmani nel 1626 per il suo zelo sacerdotale; Cle– mente da Maeuza e Diego da Casa la Reyna, catturati dai pirati l'uno nella sua andata e l'altro nel suo ritorno dalla Missione del Congo; Michele da Solafra, schiavo volontario che rifiuta, nel 1638, la sua liberazione per assi– curare la presenza del sacerdote in uno dei 16 bagni (prigioni) di Tunisi; ma specialmente il P. Giuseppe Maria de Firenze, già gentiluomo della corte Medìcéa, che scopre la sua vocazione religiosa in schiavitù e alla sua libe– razione s'affretta a rivestire il saio cappuccino per ritornare tra gli schiavi cristiani. Questo fervore apostolico gli valse un lungo e duro martirio; le– gato strettamente a un albero per oltre 6 mesi, egli cambia poi questo sup– plizio in quello del « bastone>> e finalmente della sospensione alla croce. Solo l'arrivo dei francesi nel 1665 lo preserva dalla morte. « Schiavo, missionario degli schiavi e martire ll: questo titolo fa impallidire quello di « arcivescovo (35) In., Manuale histQ/Ticum Misstonum Oràinis Min. Cap., o. c., P. 83 ss. (36) Cfr. P. AGATANGELO DA PARIGI, Apostolato cappuccino in Africa nel se– colo XVII, in Il Massaia (Rivista delle Missioni Estere cappuccine), a. XXXVIII, Roma, 1951, f. 7-8, luglio-agosto, p. 160.
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