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IL ME.TOM DEI MISSIONARI CAPPUCCINÌ NELLA« MiSSiONE DEL LEVANTE»• 53.· 2) Tra i turchi. · Questa tatticn della convers1izione o «conferenza» privata fu l'unica pos,:ibi1e nei c,mtri prevalentemente turchi dove una . predicazione ap,ffta della religione cristiana n0n avrebbe sortito altro effetto che qu:.:>110 di creare un élpcrto moto di resistenza sfociante nella persecuzio– ne. I governatori stavano all'erta e i fanatici, pronti ad accusare i mis– sionari, s'incontravano ad ogni piè sospinto. Testimonianze molteplici. assicurano che anche il mondo musul– mano, almen(l quello dell'umile popolo, non rimaneva indifferente alla vita povera e mortificata dei missionari (103), al loro accento di con– vinzione, alla palmare superiorità della dottrina cattolica nei confronti del cor:mo (104) e sopratutto all'abnegazione e disinteresse dei suoi araldi che comparivano, inva.riabilmente. su tutte le trincee del dolore' e della prova (105); molti a.nche si sarebbero convertiti (106): ma re– stava sempre il timore di angherie e minacce di morte da parte dei, fanatici e dei governatori, ostacolo insormontabile contro il quale coz– zavano tutti gli sforzi dei missionari. Come tentarono essi di superare questo punto morto? Facendo asse– gnamento sull'f:lite, conquistata singolarmente. Di qui l'importanza delle conversazioni private che potevano via via superar le difficoltà e forse aprire il varco a parziali conversioni in massa, chè o in tal modo si convertirebbt> il mondo musst,lmano, o non si convertirebbe mai (107). E di qui anche il ruolo delle amicizie con alte personalità turche, amici– zie a quanto pare (108) sincere e fedeli tanto da far nascere in cuore ai miE<sionari la speranza che grandi avvenimenti maturassero per l'Islam. « Hanno verso di noi - scrive P. Crisostomo d'Angers - gli Turchi tanta affettione e tanta ammirazione della purità della nostra perfezione che nor: si può dir di più; se non temessi d'esser forte a V. Ill.ma Signoria le direi le grandissime carezze che fa a noi l'istesso grande sceripho del– la grande moschea; sono veramente maravigliose e presagio che s'av- (103) Docmn. XX, p. 231. - Il passo è notevole e merita d'esser riportato: • Ma quello che fa più impressione nell'animo dei Turchi, è la religiosa conversazione e il ,buon esempio de' 1,eri missionm·i. Io posso dire e con verità alla V. S. Ili.ma, che nel Cairo e altre pnrti tnnto siamo riveriti dalla più gran parte de' Turchi... anzi, stupendoli loro della nostra vita, austerità e disprezzo delle delizie e ricchesse (sic) del mondo, ci vogliono bene, si raccomandano alle nostre orazioni, ci offeriscono do, nativi e elemosine, le quali però mai non ho voluto io ricevere, e fanno simili dimo– strazioni di una secreta semenza, che in essi partorisce il nostro buon esempio, ma che non può fruttificare per il troppo gran rigore con il qua,e li mantengono nella loro perversa religione•· (104) Docurn. VI, p. 131. (105) Anche di. questo, come vedremo più avanti, si hanno molte testimonianze Cfr. Docurn. XVII, p. 201. (106) Il P. Claudio da Bourges afferma espressamente: • Si fiat aliqua mutatlo in imperio 'Iurcarum... statim ac libertas religionis publicabitur, vldebimus innu meros Turcarum greges in ovile Domini intrantes •. Ibid., p. 203. (107) Docurn. XX, p. 231. (108) Amicizie con personalità turche sono testimoniate in moltissimi Docu– menti: cfr,, tra gli altri, VI, IX, XIII.

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