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46 lL M:iè'l'ODO DE! MISSIONARì CAPPUCCINi NELLA «MissioNE DEL LEVANTE> Questo il programma schematicamente tracciato dall'organizzatore (45) e puntu~lmente attuato dai missi.onari. Lo studic delle lingue, coraggiosamente iniziato in patria (46), vie– ne costantemente perseguito in campo di missione con sforzo tenace (47). È da notare che l'Oriente è sempre stato « un incontro di popoli~, un amalgmmt di razze e di lingue tale da richiedere nel missionario la conosccnz...t cli molte lingue. Ebbene, sono molti i missionari poliglotti che svc,lgono il loro apostolato contemporaneamente fra i greci, i tur– chi, gli arabi e la variopinta gamma delle parlate siriache (48). La pro– vincia di Tui:enna offre soggetti che ~ predicano in lingua greca, araba, armena, agiziana, turca, persiana, indiana, spagnola, francese e italiana > (49) e taluni di essi si esprimono in modo sì perfetto da sembrare degli « autentici indigeni » (50). I missionari ricorrono a1 mezzi più impensati per apprenderle. Il P. Giusto da Beauvais, in Bagdad, non potendo trovare un maestro, « si mist:: fra i poveri ehe v~nno mendicando la loro vita di porta in porta, con i quali è stab e ha conversato circa un anno, facendo la loro mede– sima vita per poter con questo mezzo prontamente imparare la lingua arabica, la quale a capo d'un anno sapeva come la materna propria. Ve– dendo poi che detta lingua poco gli serviva se non possedeva le altre due, cioè la turchesca e la persiana, si mise con fatica a imparare le dette due lingue, che sono assai in uso in questa città, le quali a capo d'un altro anno sapeva come la prima » (51). Ciò permetterà ai missionari di tradurre opere occidentali e com– battere errori (52), di comporre catechismi, opere divulgative e di devo– zione (53), oppure liberamente spaziare nei campi della cultura orien– tale risalendo alle remote scatungimi e tentando di coglierne quegli ele– menti che possono offrire una sicura base d'intesa per un accostamento al cattolicesimo (54). Adattamento Tipica infatti è la conoscenza che i missionari dimostrano dell'am– biente nel qtrnle svolgono la loro opera. Essa è duplice; una teorica o, (45) Per l'opera svolta da P. Giuseppe du Tremblay, cfr. L. DEDOUVRES, Le Père Joseph de Paris, Capucin, L'Eminence Grise, voll. 2, Paris, 1932. (46) Docum. III, pp. 125 e 126. (47) Docum. VI, p. 131; VIII, p. 137; XV, 179. (48) Docum. XVIII, p. 205. (49) Docum. XVII, p. 200. (50) Docum. VII, p. 135; XV, p. 180; XVIII, p. 204. (51) Cfr. P. CLEMENTE DA TERZORIO, Le Missioni rlei Minori Cappuccini, t. IY, p. 45. La citazione è desunta dalla relazione di Fra Stefano da Chatellerault inviata a Propaganda Fiele, Arch. della S. Congr. cli Prop. Fide, Lettere 4.ntiche, t. 118, fol. 84. La relazione porta la data: « 8 ottobre 1638 •. (52) Cfr. Lours DE G-oNZAGUE, O.F.M.Cap., Les anciens missionnaires de Syrie et leurs écrits apostoliques de langue arabe, in Coll. Frane., 1931, t. I, pp. 319-359, 457- 491; 1932, t. II, pp. 35-71, 179-207. (53) Docum. VIII, p. 139. Per la traduzione del Catéchisme de Richelieu in lin• gua persiana del P. Giusto da Provins, cfr. CoU. Frane., 1948, gennaio-ottobre, p. 140, nota 2. (54) Docum. XI. XVI, XIX, XX, quasi per intero.
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