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iL METoDo DÉI l\iI:tssrnNÀRI cAPPuccrni NELLA « MissioNE DÈL LEVANTE,, 4:o P. Giuseppe vuole inoltre, ben assecondato dai missionari anche in questo (31), che, dove è possibile, si mantenga la « regolare osservan– za> nel vestito, nei digiuni, nelle pratiche di pietà sopratutto dell'Uffi– cio in comune (32), osservanza potenziata da una vita interiore che ha familiare il combattimento spirituale (33), riarsa da uno zelo instanca– bile (34) e, nello stesso tempo, edotta della psicologia umana e capace di aspettare che « col tempo e éon la pazienza » la vigna produca i suoi frutti (35). Egli domanda infine che « si ami » la propria missione, sacrificandosi coraggiosamente per essa e virilmente sopportando per essa disagi, con– traddizioni e sopratutto il tormento della solitudine, senza sfogarsi in lettere « che non servono a nulla, e solo generano noia e disgusto in co– loro ai quali non si è tenuti a render conto di nulla » (36). Preparazione tecnica Norme, come si vede, eccellenti e tali da formare il substratum cli ogni solida preparazione apostolica o missionaria. Ma è sopratutto nella preparazione tecnica dove P. Giuseppe rivela la sua intuizione moderna del problema missionario: nella consumata esperienza del candidato allo missioni /37), nel saldo possesso delle lingue (38), nella conoscenza sict1ra dE:ll'ambiente (39),' nello spirito di comprensione e adattamento (40), nella forza dell'amore che abbqtte ogni barriera e riveste ogni for– ma di attività da quella genuinamente apostolica (41) a quella assisten– ziale e caritativa (42), a queìla culturale (43). È evidente il concetto altissimo e in pari tempo pratico che egli ha della opera missionaria. « Uomo di Dio » il missionario, ma indirizzato a degli uomini e quindi non ignaro delle loro vicissitudini, dei loro tem– peramenti, dei loro usi, costumi e bisogni, sopratutto non rifuggente dal tradorn~arsi, occorrencio, in uno di loro per più facilmente gradagnarli a Cristo, secondo la bella espressione di S. Paolo (I Cor., IX, 19) (44). (31) Cfr. Docum. XV, pp. 180 e 192; XX, p. 237. (32) Docum. V, pag. 129. Ciò risponde a un'esigenza della metodologia missio– naria cappuccina chP. muove dal principio: « Il missionario è prima di tutto reli– gioso». Cfr. P. MELCIJ:IOR A POBLADURA, Historìa ·Generalis, pars sec., t. II, p. 287. (33) Docum. V, p. 129. (34) « Bisogna cercar la preda con santa diligenza e accortezza e non conten– tarsi che essa venga da no.l ». Docum V, p. 128. (31'5) « E' certo che nessuno può trar profitto da questi popoli e ridar vita a que– sta vigna senza il tempo e la pazienza». Ibid., p. 130. (36) lbid. (37) « Plurima rerum experientia instructi, probatique in negotiis non parvi momenti». Docum. III, p. 125. (38) Docum. I, pp. 125 e 126; II, p. 126; III, p. 123. (39) Docitin. III, p. 128. P. Giuseppe esige anzi che missionari gli mandino relazioni e lo tengano informato della loro esperienza. (40J Docurn. V, p. 130. (41) lbid., p. 128. (42) lbid., p. 130. (43) lbid., p. 129. (44) lbid., pp. 128-129.
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