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LE MISSIONI CAPPUCCINE DURANTE L'ULTIMA GUERRA 39 stribuiti dal vescovo nei campi. I cenci diventavano moccichini; le camice degli adulti, comprese quelle delle suore, e le lenzuola dei missionari si tra– sformavano in vestiti per i piccoli, poveri bimbi ignudi per la rapacità dei ribelli e degli sciftà; le calze dei papà, partiti soldati o prigionieri, in gol:fet– tini e cuffiette, e le scarpe rotte e le gomme buttate dei camions in saldali e sandalini. Duemila capi di roba furono ancora distribuiti alla vigilia della partenza! E si era allegri e si serviva a Dio e alla Chiesa, e si continuava ad essere missionari nel pieno significato della parola!>> (64). Tra i vari casi di malattie infettive è da segnalare quella che, nei mesi di gennaio, febbraio e marzo, colpì i bambini dei civili italiani nel campo di Dire Daua: 180 piccole vittime dai 3 anni in· giù, deposti, ogni mattina, lungo il viale del campo in attesa del furgone che le raccogliesse, perchè mancava un obitorio nonostante che il parroco del luogo, n missionario P. Massimo, avesse più volte protestato presso le autorità inglesi per quel macabro spetta– colo (65). Nell'assistenza a queste vittime innocenti cadde Suor Liduina, delle suore salesie. Zelante, coraggiosa, tutta amore di Dio e dei fratelli sofferenti, sin dal primo manifestarsi del morbo con energia superiore alla sua costitu– zione fisica, si prodigò generosamente sino all'esaurimento. Ghermita essa pure dal male, continuò impavida la sua opera di misericordia; poi cadde eroicamente sulla breccia (66). Negli ultimi mesi del 1942 tutti ;i. missionari italiani, per ordine inglese, dovettero lasciare ·l' .Abissinia, parte imbarcandosi direttamente per l'Italia e parte deportati nelle colonie inglesi, specialmente il Kenia. Il 19 nov.embre dello stesso anno ;Mons. Ossola lanciò un appello a tutti i sacerdoti indigeni del Vicariàto perchè continuassero coraggiosamente ed esemplarmente l'opera dei missionari. cc Le navi che debbono portarmi lontano - egli diceva - sono già arrivate e attendono nel porto... Non vi sfiduciate nè disorientate in nes– sun modo. Ubbidite alle leggi della vostra patria che non sono in contrasto con le leggi di Dio e della Chiesa, Siate modelli di disciplina al vostro popolo ... Vedano tutti, massime le autorità, che dai fedeli e sacerdoti della vera reli– gione non c'è mai nulla da temere, ma solo si deve aspettare ogni bene. Siate uomini di pietà e di lavoro; curate le vocazioni, sopratutto vegliate sui poveri seminaristi dispersi e sulla vocazione religiosa delle ;fanciulle; per essi non ritenete inutile nè soverchio qualsiasi sacrificio. In tal modo avrete assicurato a voi e al nostro Vicariato una eredità _e posterità degna e santa>> (67). L'opera iniziata 5 anni prima con tanto entusiasmo e per la quale si erano spesi tanti sacrifici, già ricca di realizzazioni e più ancora di promesse per l'avvenire, era spezzata dagli avvenimenti e giaceva « sotto un cumulo di ro– v1ne materiali e morali, aflidata a un piccolo ridottissimo, numero di figlioli trepidanti e smarriti: i sacerdoti indigeni>>. cc Provvidenza di Dio - conclude Mons. Ossola la sua relazione - tu vedi, tu provvedi, tu qui e-tiam facis cum (64) Ib., p. 213 e s. (651) Cfr. P. IPPOLITO DA VETRALLA, Relazione missionaria, ms. c., p, 51 e s. (66) Ib., p. 52. (67) Relatio Vicarii Apostolici, ms. c., p. 215, 217, 218.
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