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38 LE MISSIONI CAPPUCCINE DURANTE L'ULTIMA GUERRA ad esempio, tra gli arussi orientali si seppe che i missionari di Daga-Dima erano stati prelevati dagli amara e condotti prigionieri a Sirié, cc fu immedia– tamente lanciato il grido di guerra fino ai paesi più lontani>> e tutti corsero armati (( per liberare i missionari e uccidere gli sciftà)) (61). P. Paolino da Busca, a Kofolé tra gli arussi occidentali, cc all'atto dell'occupazione inglese, per la simpatia che godeva presso i capi indigeni, fu portato da essi a Ticciò e j_vi mantenuto per quas!. .un anno Jl, fin che gli avvenimenti lo portarono a ricongiungersi con i confratelli di Addis Abeba (62). Nell'imminenza oppure dopo l'occupazione inglese i missionari dovettero abbandonare le loro stazioni e ritirarsi in alcuni luoghi designati dalle auto– rità occupanti, in attesa della decisione ultima del Comando generale J.nglese: lo sgombero dei territori dell'Abissinia. Così i missionari romani ;furono con– centrati in Dire Daua, i ·piemontesi in Addis Abeba, genovesi e parmigiani in Harrar e Dire Daua. Il Vicariato di Harrar divenne anzi il punto d'appoggio di tutti i missio– nari dell'ex impero che d?vevano essere rimpatriati oppure deportati nelle colonie inglesi. Il 13 giugno giunsero in Harrar su di un convoglio carri be– stiame oltre 200 missionari, provenienti da Addis Abeba. Il Comando inglese, non tenendo in alcun conto il carattere sopranazionale del missionario catto– lico, aveva deciso lo sgombero dall'Abissinia di tutti i missionari italiani. Così, con i cappucini di Endeber, Rosanna e Harrar, si trovarono pure i mis– sionari della Consolata del Gimma, i missionari delle Missioni Estere di Milano (P.I.M.E.) di Neghelli, i minori francescani di Dessié, i lazzaristi di Addis Abeba e numerose congregazioni di suore. Liberi, sulla parola di Mons. Ossola anche se sorvegliati e controllati, molti di essi prestarono servizio << umanitario e religioso>> nei diversi campi di concentramento di Dire Dana, dell'Amaresa, di Harrar (scuole), di Giggiga, di Argheisa e di Mandera, dove settimanalmente o quasi H Vicario apostolico compiva un sopraluogo cc per mantenere il collegamento e recai•e aiuti e parole di conforto >> ( 63). In tali frangenti i missionari, prigionieri essi stessi, svolsero un'opera al– tamente umanitaria tra gli innumerevoli deportati civili e militari, poveri e privi di tutto perchè spogliati clagli abissini, e spesso anche colpiti da ma– lattie come tifo, dissenteria e malaria. cc Quante lagrime - scrive con belle parole Mons. Ossola - furono anche in quei tristi giorni asciugate dai mis– sionari che pure si trovavano sulla via dell'esilio!. .. Mentre nelle residenze era sciolta in permanenza la laus perennis al nostro Dio cl' Amore, nei campi di concentramento e altrove si lavorava assiduamente, gioiosamente, trion– falmente. Si preparavano cibi e regalie, indumenti di ogni genere, vestiti, ve– stitini, corredi, giacche e sahariane, calzoncini e pantaloni in tela kachi od altri colori, scarpe di cuoio e di panno, che venivano poi domenicalmente di- (61) Cfr. la relazione del P. Michelangelo da Cavallano, Missione fra gli Arussi orientali, II Parte, Relazione storica, p. 19 e ss. (62) Cfr. la relazione di Mons. Ossola, Relatio Vicarii Apostolici, ms. c., p. 212. (63) Ib., P. 213.

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