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LE MISSIONI CAPPUCCINE DURANTE L'ULTIMA GUERRA 33 oltre un mese chiese « alle sue fo1,ze più di quanto potevano dare>>. Un giorno, all'uscita da un villaggio, fu colto improvvisamente da malore e già si pre– parava con la cavalcatura a ritornare a Elndeber quando, pregato da un vecchio cristiano perchè corresse al capezzale di suo figlio moribondo, contro il parere dei presenti seguì il vecchio a piedi passando a nuoto ,i fiumi e compiendo 4 ore di marcia forzata. Vi giunse sfinito e bruciante dalla febbre quando il giovinetto era già morto. L'indomani fu portato alla Missione af– fetto da doppio contagio e, dopo 14 giorni di atroce agonia, riuscita vana ogni cura, spirava il 19 settembre del 1941. (39). Suor Maria di S. Marco, piccola suora dal viso nero come i suoi conna– zionali, ma dal cuore ardente di apostolo e martire, era entrata ancor gio– vanissima nella nascente congregazione d;i suore indigene di Barrar. For– mata a uno spirito di pietà e di sacrificio, essa era giunta nella prefettura di EJndeber, con un gruppo di consorelle, proprio nel settembre di quell'anno per occupare la casa delle suore italiane deportate in Addis Abeba. Mentre attendeva al lavoro del dispensario e dell'infermeria, contrasse il morbo che doveva in breve stroncare la sua giovane esistenza. « Piantammo l'ultima Croce - scrive P. Gabriele da Casotto - accanto a quella di P. Cipriano, al centro dei 400 fedeli morti nel contagio ; e io che non piansi alla morte del mio missionario, perchè mi pareva di menomare la bellezza del suo sacrificio, cli fronte a. questa piccola suora nera che aveva portato un breve sorriso nella nostra travagliata vita <'li missionari. sbalestrati da tante prove, do– vetti lasciar libero sfogo alle lagrime che scesero copiose e amarissime. Fu l'ultima vittima di casa nostra e può dirsi anche del paese, perchè l'epidemia da allora andò man mano scomparendo come se .il generoso sacrificio .di questa giovane esistenza avesse toccato il cuore di Dio. - Muoio volentieri per la salute dei miei fratelli di mzza! - furono le sue ultime parole>> (40). Al cessar del contagio il bilancio della prefettura era il seguente : due missionari morti; dei superstiti, .il proprefetto, P. Gabriele, aveva contratto il contagio due volte; P. Sisinio da Ca,,edago, tre; il prete indigeno due; dei piccoli seminaristi che avevano accompagnato i missionari nel loro pio ufficio di samaritani, qualcuno due, altri tre e perfino quattro volte. I cat– tolici morti nella sola Elncleber e dintorni erano circa 400 e tutti riposavano insieme con ;i missionari caduti all'ombra di una grande croce (41). Durante questo periodo, 11011 computando il battesimo ai bambini mori– bondi, furono amministrati oltre 700 battesimi ad aclqlti: pagani, copti e nm– sulmani, mentre il numero dei C'atecumeni e simpatizzanti clèlla Missione si accrebbe di parecchie migliaia. L'eroismo mostrato dai missionari nell'assi– stenza ai colpiti dal morbo, aveva creato intorno ad essi un clima d'affetto e venerazione tra le semplici po1folazioni guraghe: se i tristi avvenimenti della (39) Ib., p, 19. Con la morte di P. Cipriano le perdite della giovane Missione in personale assommano in pochi anni a 5 missionari: P. Teofilo da Villamonta– gna, P. ,angelico da Fornace e Fra Pietro da sarnoclevo, massacrati a Endeber nel 1938, P.. Cherubino da Campitello morto di malattia, e P. Cipriano palpito dal tifo. (40) Ib., p,20. (41) Ib., p, 17 e 16.

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