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J:.E MISSIONI CAPPUCCINE DURANTE L'ULTIMA GUERRA .29 e molte volte distrutte dal fuoco. La stazione di Dubbo, dOP.O una notte di devastazione, ;l'u completamente rasa al suolo, compresa la chiesa. La distru– zione di questa costò tuttavia assai cara ai briganti perchè il suo crollo travolse e schiacciò molti di essi \15). Danni h1genti subirono le altre stazioni, eccetto Uasserà salvata dal deciso atteggiamento di un capo indigeno che per il passato aveva osteggiato l'opera dei missionari (16). Anche le rigogliose piantagioni che, in alcune stazioni,, sorgevano intorno alla Missione e servivano per il sostentamento degli alunni e l'opera .di bene– ficenza largamente praticata dai missionari, furono annientate. L'insensata mania di distruziqne produsse in quei giorni _danni incalcolabili.. Molti cat– tolici indigeni ebbero pure a soffrire angherie e vessazioni; ad alcuni ;l'u sequestrato il bestiame, altri vennero malmenati; imprigionati €) uccisi (17). La Missione, ormai agonizzante, dovette chiudere ~ suoi battenti il 4 ago– sto 1941, cinquanta giorni dopo che i missionari avevàno forzatamente abb.an – /lonato le loro stazioni per essere concentrati a Soddu. Il Residente inglese intimò la chiusura della Missione e la conseguente partenza dei missionari per Addis Abel::ia, primo passo verso l'esilio.' Subito il prefetto apostolico si recò alla Residenza e protestò in modo piuttosto vivace: « Voi - disse - soppri– mete una circoscrizione ecclesiastica senza neppure avvisare la Delegazione Apostolica di Addis Abeba. Questo è un atto di violenza incompatibile con la libertà da voi proclamata )l (18). Era il cruccio di dover lasciare i cattolici senza alcuna assistenza che spingeva il superiore a quel gesto. Ricorrendo al!e autorità superiori, ottenne che, per il momento, potessero almeno restare P. Pasquale da Luchon e P. Camillo da '.l'errassa che possedevano perfettamente la lingua del paese. Il 21 agosto, su un autocarro inglese, gli altri missionari furono trasportati ad Addis Abeba con un viaggio che durò 4 giorni e 3 notti in condizioni quanto . mai disagiate e demoralizzanti per l'incomprensibile trattamento da parte de– gli ufficiali inglesi che li · sottoposero a inutili umiliazioni (19). Dopo 9 mesi di permanenza nella capitale etiopica tra continue alternative per l'improv– visa speranza di poter raggiungere nuovamente la loro Missione e l'imman– cabile delusione che ne seguiva, furono ;fatti rimpatriare (20). (15) Ib., p. 15. (16) Ib., p, 14. Il capo indigeno fu il Degiac del Cambatta, di nome Borgano. (17) Ib., p, 15. (18) Jb., p. 16. (19) Ib. Gli inglesi obbligavano i missionari a spogliarsi in loro ·presenza per il bagno, ecc. (20) Due di essi, erano già partiti per la Rodhesia come cappellani di civili deportati. L'alternativa cui si allude consisteva in questo: che l'imperatore Ailé Sellassié dava assicurazioni al Delegato Apostolico che i missionari sarebbero potuti ritornare nelle loro Missioni, a meno che non vi si opponessero gli inglesi; gli inglesi, a lor volta, si dicevano favorevoli al ritorno, ma aggiungevano che l'imperatore era assolutamente contrario. lb., p. 18 e s. Diamo qui un elenco delle opere composte dai missionari veneti: Nuova gram– matica uolamo; Vocabolario italiano-uolamo e uolamo-italiano, con 12.000 vocaboli; Raccolta di favole uolamo, in appendice, del P. GRAZIANO DA LEGUZZANO. Traduzioni: Il Catechismo, in lingua cambatta, opera del P. ALBERTO DA DUEVILLE; Il nuovo Catechismo di Pio X, con ricca appendice di Esercizi di pietà,

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