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28 LE MISSIONI CAPPUCCT.INE DURANTE L'ULTIMA GUERRA di catechesi, 11.591 cattolici indigeni e 20.000 catecumeni. Fiorenti scuole si avevano in quasi tutte le stazioni, unitamente al dispensario; ma i missionari si prodigavano generosamente in ogni luogo della prefettura. Cenno particolare merita il missionario francese, P. Pasquale da Luchon, t·imasto nella prefettura anche dopo la conquista italiana. L'abolizione della schiavitù, decretata dal governo italiano per tutti i territori dell'Abissinia, creò un groviglio di problemi per le autorità locali dell'Uolamo e del Cam– batta, dove gli schiavi si contavano a decine di migliaia e, liberati dai loro padroni, restavano senza lavoro. P. Pasquale, profondo conoscitore del paese, propose allora del grave problema una soluzione che fu accettata in pieno dalle autorità italiane. Sorsero così dei villaggi di ex schiavi che in breve divennero dei ferventi catecumenati (12), e che furono poi, in gran parte, travolti dalla guerra. Questa raggiunse il territorio della prefettura nel maggio del 1941: Soddu, capitale dell'Uolamo, fu occupata dagli inglesi il 22 dello stesso mese. La tattica da essi seguita fu sempre la stessa: presidiare il capoluogo e lasciare il resto in balia della montante marea di disordini, causati dagli scifth e dai ribelli. Così si ebbero massacri e saccheggi, perpetrati impunemente, che vennero .ad aggiungersi alle devastazioni della guerra. Tragica, ad esempio, fu la sorte toccata al villaggio <e Vittorio Bottego )), composto di ex schiavi liberati, ormai tutti cattolici. Avvenuta l'occupazione dell'Uolamo orientale, una notte briganti musulmani e copti tra grida sel– vagge e con le armi in pugno assalirono il disgraziato paese, completamente indifeso, uccisero gli uomini e poi, ai sinistri bagliori delle fiamme, trasci– narono via donne, giovinette e fanciulli dei quali non si ebbe più notizia (13), incamminati, come tanti altri loro compagni, sulle strade di Zeila, Berbera e Gibuti per essere venduti sui mercati dell'Arabia. In tale frangente i missionari delle diverse stazioni caddero nelle mani dei ribelli e sciftà e « fu per speciale protezione del cielo - scrive il prefetto apostolico - se 14 di essi non furono massacrati e poterono in seguito rag– giungere Soddu i> (14). Si ebbero tuttavia minacce, insulti, maltrattamenti, viaggi estenuanti sotto la sferza degli aguzzini; da Taza, Embecciò, Uasserà il viaggio di alcuni fu un Yero calvario; da Dubbo, furono salvati su un automezzo inglese, ottenuto dal prefetto apostolico dopò insistenti preghiere. Il lavoro missionario fu schiantato alla radice. Scuole, dispensari, abi– tazioni di missionari, archivi, chiese e cappelle furono sconvolte, depredate (12) I principi ai quali s'ispirò la soluzione di P. Pasquale furono i seguenti: 1) tutti gli schiavi· rimanessero liberi dalla potestà dei padroni, ma legati alla terra; 2) i padroni assegnassero, a ogni ff,tmiglia e a tutti coloro che intende-vano sposarsi, una capanna e un appezzamento di terreno da coltivarsi in mezzadria; 3) tutti questi dedicassero una giornata di lavoro la settimana per la coltivazione delle terre che il padrone avrebbe ritenuto per sè; 4,) gli ex schiavi che non aves– sero voluto rimanere alle dipendenze dell'antico padrone, venissero radunati in una zona demaniale e ricevessero dal governo i mezzi per fabbricarsi una capanna; avessero inoltre una mucca o un bue e un appezzamento di terreno in esclusiva proprietà. Cfr. P. TIZIANO M. RIGO, Prefettura Apostolica di Hosanna, ms. c. p. 10. Per i dati suesposti cfr. la stessa relazione, p. 8. (13) P. TIZIANO M. RIGO, Prefettura Apostolica, ms. c., p. 15. (14) lb., p. 14.

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