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22 AZIONE E DOLOREJ NE,L DIARIO DI P. IGNAZIO DA ISPRA che grazia, che favore ricevo io in questo momento! Lei sl è degnato venirmi a trovare e darmi la sua benedizione... Mi sento felice nella mia estrema infe– licità... )). Un nodo mi serrava la gola: non si poteva non piangere. Mi feci ad intèr– rogarlo sul suo misero stato. - Sono un povero verme ridotto in putredine. Oh! aspetto il lieto giorno della mia dissoluzione fisica per diventare <e }'.ange– lica farfalla! J> - disse con un accento di persuasione che rivelava l'uomo della fede. P. Ignazio è davvero in uno stato compassionevole: gonfio il volto quasi in uno stato di suppurazione. Gli occhi sono incavati e semispenti, coperti da una leggera nebbia che permette di vedere le persone come ombre. Le orecchie son dilatate, ingrandite; il naso contorto, deformato... E le mani? Ah quelle benedette mani che infinite volte si erano alzate e benedire e cancellare dalle anime la lebbra del peccato, sono contorte, consunte, distrutte... Profonde piaghe, dal color quasi nerastro, tramandano sangue corrotto. I piedi e le gambe sono una sola piaga. E il male che non perdona avanza inesorabilmente: i dolori sono acerbissimi, di giorno e di notte. Continuamente, nella sua testa, sente un ronzio che tormenta, un fuoco che brucia. ·Nelle mani, nei piedi, in tutto il corpo, un prurito continuo, un punzecchiare insistente: sembra che aghi roventi gli penetrino nella carne J> (61). Vero « Giobbe del dolore)). Eppure la visione ultima che abbiamo di lui, è ancora quella dell'apostolo. Continua il relatore: << Ma se il suo corpo è disfatto, l'anima si mantiene giovanile. P. Ignazio lavora ancora con zelo nel campo del suo e del comune martirio (62). Egli domanda ai suoi compagni di sventura l'atto sublime di quella rassegna– zione che fu consacrata da Gesù sulla croce... Ama teneramente i fanciulli (lebbrosi) che gli sono sempre vicini. S'intrattiene con loro la maggior parte del giorno e con raccontini, esempi, fatti edificanti e faceti, s'industria di te– nerli allegri. Nel medesimo tempo spiega loro il catechismo; prega con loro, li prepara a confessarsi. .. Un altro felice pensiero ha avuto P. Ignazio, e cioè quello di fondare la Congregazione del Terz'Ordine tra i lebbrosi, e così at– traverso la devozione al Serafico Padre, che amò con infinita tenerezza i po– veri lebbrosi, solleva quei martiri alla visione del cielo>> (63). Così a due mesi, o poco più, ,lalla morte. L'intrepido missionario che della santa passione dell'apostolato aveva fatto il fuoco consumante di tutta la sua vita, non si smentiva neppure sul letto di morte. Egli morì il 3 gennaio 1935, a 55 anni di età dei quali 25 trascorsi in terra brasiliana. « Sereno come un angelo, grande come un altissimo eroe» disse l'oratore ufficiale della commemorazione tenuta, un mese dopo, nel civico Tempio di S. Sebastiano in Milano (64). L'eco destata dalla sua morte fu larga, sino a (61) Ann. Franc.,a. LXV, 1934, p. 729 e s. (62) Cannafistola, una specie di « colonia di lebbrosi J>, formata da piccole case di lebbrosi, dall'infermeria, la chiesa, il locale della direzione e delle suore assistenti e da un asilo per i fanciulli lebbrosi, raccoglieva molti lebbrosi del Cearà. Ib., p. 728. (63) Ib., p. 732. (64) L'oratore, che parlò alla presenza di tutte le Autorità cittadine, fu il P. Brianza, Priore dei Domenicani di S. Maria delle Grazie. Ann. Frane., a. LXVI, P. 90.

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