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18 AZIONE E DOLORE NEL DIARIO DI P. IGNAZIO DA ISPRA del suo povero essere, compie ancora viaggi a cavallo per assistere moribondi. Poi, nel progressivo ·ridursi della sua attività esterna, diventano sopratutto apostolato la sua preghiera e il suo soffrire. L'UOMO INTIMO ,Si nota in lui da questi anni come un progressivo interiorizzarsi aderendo ·con più abbandono alla volontà di Dio proprio quando gli spasimi del suo martirio si fanno più cocenti. FJ allora le ascensioni del suo spirito culminano in canti di amore ed esaltante speranza che non si possono leggere senza un fremito nell'anima. « Mio Dio - scrive nella Pasqua del 1930 - voi vedete a che stato di mi– seria è ridotto il povero lebbroso! Lasciate che questo misero resto di corpo umano ritorni in seno alla madre terra e l'anima, purificata nPl dolore e nella umiliazione, si porti a riposare in seno alla vostra infinita misericordia. Tut– tavia, se negli arcani disegni della vostra Provvidenza, sta scritto che abbia a soffrire ancor più a lungo per l'espiazione dei miei p0ccati, per il bene del– l'anima, perchè venga il vostro regno d'amore, ji.at volttntas tua! ll (51). Lo stesso anno ùn giornale ha pubblicato la notizia della sua morte: cc No - egli scrive -- non ho ancora espiato tutti i miei peccati, non ho ancora fatto sufficiente penitenza, il sacrificio non è ancora compiuto... Quando il misero involucro carneo, tutto rotto, bucato, corroso, sarà vicino a cadere; quando ciò che appare tutto stracciato, sdruscito, non servirà più; quando, tutto smosso, anche i fondamenti della terrena abitazione, sonerà la chia– mata e tutto sarà consumato... sorella morte si affaccerà alla soglia della ca– panna del lebbroso con volto sorridente: Andiamo! E l'anima, purificata dal dolore, abbandonando gli ultimi resti della casa cadente, spiccherà il volo... ritornerà al suo Autore l> (52). Questo affinarsi del suo spirito e bruciar come le scorie terrene per entrar decisamente in un'atmosfera superiore che fa del suo martirio un olocausto, s'accompagna a un senso cli edificante umiltà. Spirito ardente e impulsivo, nel– l'ansia di poter arrivare dovurn1ue con la sua opera di bene, egli non aveva sempre condiviso le vedute dei confratelli e talvolta s'era forse mostrato, al– quanto scontroso. Nella visita a Sitio Caldeiruo compiuta nell'ottobre del 1931 dal Superiore della Missione, egli ne fa spontanea e commovente ammenda. « L'incontro - scrive P. Michele da Origgio - non si può descrivere, per– chè è impossibile. Ritrovammo il povero confratello che ci parve un vero Giobbe. Piangemmo e soffrimmo tanto nel vederlo... Come ci piangeva il cuore a udire il caro confratello che, umilmente inginocchiato, diceva: - Carissimi confratelli, la vostra visita mi ha dato pace che toglie la più gran parte del loro amaro alle mie sventure che ora abbellisce il patire di questi ultimi miei giorni. Perdonatemi! Chiedetelo questo perdono in mio nome a tutti i miei missionari e confratelli... lo so che sono un peccatoraccio, ma conservo la fede e confido nella infinita misericordia del Signore la cui chiamata aspetto presto!. .. (51) P. BERNARDINO DA CITTADELLA, Trilogia eroica, o. è., p. 23. (52) Ib., P. 35.

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