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AZIONE E DOLORE NEL DIARIO DI P. IGNAZIO DA ISPRA 15 la loro escursione apostolica visitando _in alcuni mesi Petrolino, Santa Cruz, Ouricury, Barra, Bodoèò, Exù, Rancharia (38). Difficilmente potremo farci un'idea delle fatiche e degli stenti che questa nuova vita impose a P. Ignazio, e del suo slancio generoso nell'abbracciarli. La diocesi, come si è detto, era nuov·a e mancava di luoghi di culto e finanche . di cimiteri; il clima era durissimo, le vie· di comunicazione· inesistenti, le po– polazioni completamente abbandonate a se stesse e periodicamente colpite dalle siccità che accrescevano la già proverbiale miseria, e a tutto ciò si aggiun– geva anche la piaga del banditismo che prosperava in luoghi così selvaggi e lontani dai centri. Prima ·col vescovo, poi da solo, egli percorse, disobrigando tutta la diocesi. P. Gaudenzio de Rescalda così riassume la sua opera: « TU– costruì chiese cadenti, eresse cappelle, ripulì·, ampliò e diede traccia cristiana ai cimiteri sparsi per quelle zone... Molte furono le parrocchie riformate: li– tigi composti, difficoltà appianate,· disordini tolti ed anime traviate ricon– dotte. all'ovile di Cristo» (39). Poi Mons. Lopes, che s'era accorto dello straordinario elemento acquistato alla sua diocesi, gli affidò la cura pastorale delle due parrocchie del sertào : Cranito e Leopoldina, un estesissimo territorio selvaggio cli decine di migliaia di kmq., dove egli rimase sino al 1923. LEBBRiOSO L'eroismo del missionario cappuccino acquista nuovo risalto se si pensa che in quegli anni di incredibile e durissima attività (quando l'essere cc stanco, sfinito dalla fame, morto di sonno, coperto di polvere e sudore>> era all'or– dine del giorno) egli già portava nel sangue la lebbra che, a intermittenza, gli causava dolori spasmodièi agli arti inferiori. I sintomi del male (40), ac– celerati indubbiamente dal suo frequente ministero tra i lebbrosi, sì fanno preoccupanti tra il 1922 e il 1923: sono alcune macchie apparse nel corpo, ma sopratutto cc i due occhi nerissimi, p·aurosamente luminosi, di quella lumino– sità incandescente che è una delle caratteristiche del terribile malell (41). Per ordine dei superiori viene allora in Italia per tentare una cura: ma inutilmente. Prima il Prof. Dott. Vittorio Algayer (settembre 1923), poi il Dott. Luigi Negri l'assicurano che... non c'è niente da fare. E P. Ignazio, con immediato slancio del suo spirito, prende la sua eroica decisione. Al Dott. Ne– gri che tergiversava nel comunicargli la terribile verità, clìce: cc Dottore... non (38) Il Massaia, n. XVI, 1929, P. 285, nota 2. (39) Ann. Frane., a. LXVI, 1935, p. 156 e s. Sono numerosissimi gli episodi di questi anni, anche di assistenza ai lebbrosi, ma il riferirli ci porterebbe troppo lontano. Cfr. Il Massaia, a. XV, 1928, p. 12 e ss.; a. XVI, 1929, P. 21'7 e ss., 25'7 e ss., 285 e ss.; a. XVII, 1930, p. 10 e ss., 84 e ss., 181 e ss. (4.0) Poichè egli dice (cfr. Il Massaia, a. XIV, 1927, p, 286) di essere giunto a Recife nello stato di Pernambuco verso i primi di settembre del 1916, « con certi disturbi, non ancora ben definiti, agli arti inferiori che non lasciavano supporre ciò che più tardi fu diagnosticato: la presenza del terribile bac'illo di Hansen >l (cfr. Iè Massaia, a. XVI, 1929, P. 285), si potrebbe dunque pensare che il morbo lo colpì al Cearà o fors'anche al Parà, il che porterebbe il corso della malattia a oltre 20 anni. (41) Ann. Frane., a. LXI, 1930, p. 126.

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