BCCCAP00000000000000000000721

100 P. ROCCO COCOHB. DA CESINALE O.F.111.CAP. essi costituiscono nondimeno l'anima segreta che vivifica il racconto e dà a molte pagine, oltre il resto, il crisma dell'opera d'arte. IL VALORE LETTERARIO DELLA. cc STORIA.» Non insisteremo, dopo quanto abbiamo detto, sul valore scientifico della Storia che resta grandissimo anche se qua e là qualche menda è inevitabile, come in tutti i lavori del genere {105). Ciò che vogliamo sottolineare, concludendo questo studio, è il suo valore letterario che è pure, a nostro avviso, notevole. Disgraziatamente, come molte altre opere francescane, la Storia non è molto conosciuta al di fuori rlell'Or– dine e di una ristretta cerchia di specialisti; eppure essa è, oltre il resto, un esempio• di bello stile, stringato, vario, sostanzioso, talchè il leggerla costi– tuisce un vero godimento spirituale. Anche la patina che il tempo qua e là vi ha steso, non nuoce alla chiarezza e alla felicità dell'espressione, che anzi sembra averle conferito un senso di nobile vetustà che accl'esce il suo valore. P. Rocco ha la stoffa dello scrittore consumato. Ci si accorge facil– mente della sua preparazione letteraria, del lungo studio (in gioventù e come insegnante) degli autori classici da cui ha attinto il senso della misura, la sapienza delle proporzioni, il dialogare sintetico, l'espressione lapidaria e concreta, la venustà e proprietà di stile. D'altra parte egli si muove pure in un clima culturale romantico e il suo spirito s'è educato anche alla seuola dei grande autori moderni, come lo Chateaubriand, H Gioberti, -il Montalem– bert, apprendendo quella suggestività di linguaggio caldo e immaginoso e quella sensibilità moderna di visione e intuizione che si è soliti appunto chiamare romantica. Sobrio nelle descrizioni, conciso, rapido nello stile che ha tutte le qualità per esser detto tacitiano, la sua parola acquista talora una potenza d'evoca– zione che il profilo o la scena, animati da pochi tocchi, .balzano ai nostri occhi <'On una vitalità sorprendente. Tra l'infuriare della battaglia fra turchi e cri– stiani alla Valletta (Malta), quando il fuoco, il fumo, il cc tramestio di gente, nera di polvere e di sangue>>, il « dimenar di spade e di scimitarre», il e, ;ful– minar di schioppi e cannoni..., i tamburi, le tromb_e, le strida, i guai, l" mi– nacce, erano un saggio del finimondo», ecco come egli con una semplice frase descrive in modo inobliabile la figura del cappellano cappuccino : cc Anche qui schiere di donne, turme di fanciulli, ed ove più ardeva la mischia, più era vicino jl pericolo, Roberto (106) a pregar pace ai morenti, a gridar vittoria '1,Ì vivi » ( 107) . (105) Ciò accade sopratutto nei concetti generali che inquadrano i grandi periodi storici, concetti ch'egli ovviamente non poteva derivare che da autori con– temporanei. Cfr. ad esempio il concetto di « lunga notte» applicato al Medioevo, corrente al suo tempo e ancora per vari decenni dopo di lui: storia, I, p. 1. (106) E' il l'. Roberto da Eboli, anima della resistenza nell'assedio turco di Malta, 1565. (107) Storia, v. I, p. 437.

RkJQdWJsaXNoZXIy NDA3MTIz