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Cap. Il • Dagli inizi fino al Decretum Gratiani 41 so - la confessione a fondare e giustificare una sentenza certa di condanna. Vi si legge: << ... Patriarchae vero et primates, ac– cusatum discutientes episcopum, non ante sententiam proferant finitivam, quam apostolica folti auctoritate, aut reum seipsum confiteatur, aut per innocentes et regulariter examinatos con– vincatur testes ... Neque in re dubia, certa iudicetur senten– tia... )) ( 55). Pertanto la confessione nel processo criminale sa• rebbe il riconoscimento, da parte del'accusato, della propria re– sponsabilità in relazione al delitto, che gli si addebita. L'accusato può essere indotto a confessarsi reo, anche se non lo è, dalla perversa volontà di nnocere ad altri, implican– doli quali correi nel delitto confessato. Questa eventualità pre– viene Papa Stefano I nel 255 (56) con il capitolo ottavo della sua « Epistola II)) ( 57) diretta « ... omnibus per diversas pro– vincias constitutis episcopis ... )). Dice testualmente: « ... Et ne– ganda est accusatis licentia criminandi, priusquam se crimine, quo premuntur, exuerint; quia non est credendum contra alios eorum confessioni, qui criminibus im:olicati sunt, nisi se prius probaverint innocentes, quoniam periculosa est, et admitti non debet rei ad.versus quemcumque professio ... )) (58). La confes– sione dunque può farsi soltanto contro sè stessi; nè il reo accu– sato può far deposizioni contro altri se prima non avrà provato la propria innocenza. Felice I, Papa dal 272 al 275 ( 59), nella « Epistola I ... ad Paternum Espiscopum )) ( 60) conferma il pensiero surriferito di Papa Zefirino, aggiungendo, che la sentenza fondata sulla con– fessione volontaria del reo è giusta e valida quanto quella emessa in seguito a deposizioni di testi legalmente esaminati. Nel ca– pitolo quinto asserisce: « Primates quoque accusatum discutien- (55) MANSJ, o. c., I, 730. (56) MANSI, o. c., I, 894. (57) MANSI, o. c., I, 889-895. (58) MANSI, o. c., I, 891-892. (59) MANSI, o. c., I, U03. (60) MANSI, o. c., I, 1105-1108.

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