BCCCAP00000000000000000000717

Cap. IV - Nozione della conf. nel proc. del C.l.C. 89 2. Valore probaitivo. La confessione civile può essere emessa nel processo, dopo la litìs contestatio, e dicesi <<giudiziale)), oppure fuori di detto stadio del processo e viene detta «stragiudiziale>). È fuori discussione, che qualsiasi confessione civile stra– giudiziale dedotta in giudizio sia una prova più o meno valida, secondo la forza ·probativa che vi scorge il giudice ( can. 1753). Lo stesso deve dirsi, e lo si vedrà in appresso, per la confes– sione civile giudiziale resa nel processo d'interesse pubblico ( can. 1751). Alla confessione giudiziale civile, riguardante un interesse esclusivamente privato e rivestita delle debite condizioni, il Co– dex l[uris Canonici attribuisce l'efficacia di sottrarre l'avversario del confitente all'onere della prova (can. 1751), formulando così una eccezione al principio: « Onus ·probandi incumbit ei qui asserit )) ( can. 1748, § 1). Su questa confessione viva - e mag– giormente complicata dalle interferenze dei civilisti - è ancora dopo il Codex Iuris Canonici la questione: se sia una prova op• pure un atto processuale d'indole negoziale, se sia cioè una di– chiarazione di scienza o di volontà. Felice M. Cappello in armonia con Giuseppe Noval (7) e con un nutrito gruppo di decretisti e decretalisti (8) sostiene, che detta confessione sia una prova (9). Francesco Roberti la ritiene come una prova legale ( 10), una dichiarazione di scienza cioè, cui la legge annette una efficacia particolare. È chiaro che le posizioni di Francesco Roberti e di Felice M. Cappello sono sostanzialmente identiche; differi– scono solo formalmente, in quanto il primo denomina la con• (7) NovAL G., O.P., Commentarium Codicis Iuris Canonici, lib. IV, De processibus, pars. I, Romae 1920, p. 317. (8) Vedili in REIFFENSTUEL A., 0.F.M., lus Canonicum Universum, Pa– risiis 1865, in lib. II, tit. 18. (9) CAPPELLO F. M., S.J., o. c., p. 201. (10) RoBERTI F., De Processibus, vol. II, Ro1~ae 1926, p. 33.