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-s- Combere i miei confratelli, senza poter loro usate quella carità che il Padre S. Francesco voleva si usasse con gl'infermi. La divina provvi– denza e la profonda pietà dei miei concittadini che hanno elevato a gloria di Dio tante chiese, son certo che non mi verranno mai meno. La prima difficoltà si trovava nello scegliere il sito. Aveva deciso, dopo aver ben riflettuto, di acquistare colle prime oblazioni la casa detta del B. Vincenzo nella Rivera, ma poi, o perchè non piacesse la posizione, o perchè non si potesse raggiungere lo scopo di avere un luogo salubre adatto per gl'infermi, se ne disfece. Aveva adocchiato un terreno nel Campo di Fossa, di proprietà di una dama della nobile casa Angelini. Costei non voleva neppur udir parlare di alienare il sito, ma i modi persuasivi del P. Francesco infihe trionfarono piena– mente, e, dopo molte e laboriose trattative per convenire sul prezzo, il sito fu ceduto dietro lo sborso di 100 ducati avuti da/Ja munificenza del Sig. Girolamo Romanelli (1). Il P. Francesco non poteva attendere direttamente a raccogliere le oblazioni in forza delle leggi severissime del suo Ordine in materia · di povertà. Fece a tal uopo nori,inare dei Sindaci in persona di due ragguardevolissimi personaggi, il Canonico D. Andrea Agnifili del Car– dinale e D. Fabrizio Rivera. Costoro doveano pensare ancora alla sti– pula dei contratti ed a tutti gli atti inerenti alla nuova costruzione. Il P. Francesco però era l'anima di ogni cosa. Sul sito acquistato fu piantata la Croce e subito fu elaborato il progetto per opera del P. Fr. Bernardo Romano che in tale occasione molto si giovò dei suggerimenti del!' Aquilano. Fu benedetta la prima pietra. dal Vescovo Diocesano D. Gundisalvo de Rueda, spagnolo, il 29 settembre del 1610, e non a caso fu scelto tale giorno. Giova sa– pere che il nostro Padre aveva notato che in Aquila non esisteva una Chiesa dedicata a S. Michele Arcangelo e perciò con saggio e divoto pensiero pregò il Vescovo di dedicare al Principe delle milizie celesti l'erigenda Chiesa. Il Vescovo annuì di buon grado, con soddisfazione generale del popolo cui riusciva assai gradita la novità. (1) Il Romanelli avea in animo di rendersi Cappuccino, ma poi, certamente per la vita rigorosa che non si confaceva alla sua scarsa salute, si fè Gesuita.
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