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Vòga a quel tempi e ai giochi che si reputavano necessari per ia formazione degl' illustri rampolli. In tali esercizi riuscì valente a tal segno che poc_hi potevano misurarsi con lui. Fu di modi cortesissimi: per la fine educazione che traspariva dal suo tratto veniva chiamato Ficedola, avendolo i suoi amici rassomi– gliato all' uccello di tal nome, il quale si nutre a preferenza di frutta dolci e specialmente cli fichi (r). Nel fior dell'età •-· aveva ventun anni - quando per le sue doti molto potea ripromettersi dal \nondo, in seguito alla morte del!' ado– rata genitrice, di cui ricambiava con trasporto il tenerissimo affetto, all'insaputa del padre, in un giorno del mese cli aprile del r 587, fuggì cli casa ed andò a bussare .al convento dei Cappuccini di Sulmona per indossarne il saio. Ne fu per allora ritratto dal timore che il suo geni– tore potesse morirne cli spasimo. Alfine, però, questi si persuase dietro le insistenze ciel figlio e elette il desiderato consenso. Vestito Cappuccino in Penne e mutato il nome cli Pompeo in quello cli Fra Francesco, si diede con ardore all'acquisto delle religiose virtù, e, fatta la solenne professione, si dedicò con amore allo studio cli quelle materie che allora si richiedevano per ascendere al sacerdozio, sotto il magistero cli valenti professori, quali furono il P. Sante da Ortona e il P. Bernardino dal!'Aquila, quest' ultimo della nobile fami– glia Baroncelli, estinta già da gran tempo. Stava per terminare lo studio della metafisica quando il sullodato P. ~arite da Ortona fu chiamato a Firenze per occupare la cattedra di Sacra Teologia. Conoscendo la capacità di Fra Francesco, ottenne di poterfo condurre con se, sicuro che avrebbe fatto onore alla Pro– vincia, come difatti avvenne, giacchè si distinse fra i molti condisce– poli che erano i migliori giovani per bontà e per ingegno che i Pro– vinciali del!' Ordine inviavano alla capitale della Toscana allo scopo di farli perfezionare nelle materie umane e divine. '(1) Il nome di ji.cedola si dà comunemente a vari uccelli del genere delle silvie, i quali si cibano di frutta e. diventano molto pingni. Quello però che ha carne molto squi– sita è la sylvz'a hortensz's di Bechstein. Non la cede pel canto all'usignolo e vive di pre• ferenza nei luoghi ombrosi,
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