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- u - loro proprietà, detta di S. Andrea, situate nella medesima località di Campo di Fossa, offrendo loro il compenso di mille ducati. l PP. Agostiniani non volevano cedere in alcun modo, parendo loro irrisoria una tal somma. Essendo però trapelata la notizia che il P. Francesco trattava l'affare presso il competente decastero ecclesiastico in Roma per avere gli stabili con annessi senza spesa di sorta, si affrettarono a ce– dere S. Andrea per i mille ducati loro offerti. La cessione fu fatta con pubblico strumento nel r 6 r 3. I Serviti, secondo quanto era stato pattuito, nulla avrebbero do– vuto asportare dalla loro antica chiesa ~ casa. Nondimeno il nostro Padre permise che portassero con sè la statua della Vergine e Ia cam– pana. Così avvenne che la chiesa dei SS. Quattro fu demolita e il sito fu incorporato al luogo dei ,Cappuccini. Inoltre il P. Francesco, allo scopo di giovare ai suoi confratelli infermi, stimò suo compito fornire d'acqua il convento. E siccome il progettare un lavoro e darvi subito mano era per lui una sola cosa, si abboccò con alcuni del magistrato e deUa nobiltà cittadina e special-' mente con quelli del quartiere di S. Giusta, nei cui pressi doveva farsi l'allacciamento dell'acquedotto, ed in poco tempo l'idea fu un fatto compiuto. Gran cura mise poi nel provvedere la chiesa della suppellettile necessaria pel divin culto, sempre rimanendo nei limiti della professata povertà francescano-cappuccina. Volle che l'altare maggiore fosse di le– gno, secondo l'uso seguito sin, dal principio dell'Ordine, ma artistica– mente intagliato. A tal uopo dopo aver ottenuto sufficiente legname dalla munificenza della famiglia patrizia aquilana dei Bonanni, fece ve– nire il celebre maestro d'intaglio Giovanni da Gabiè, paese poco di– stante da Varese. Per i quadri del medesimo altare litlaggiore aveva in– teressato il P. Cosimo da Castelfranco Cappuccino che lavorava in Roma per incarico del Pontefice Paolo V. Questi promise di soddisfare il de– siderio del P. Francesco, ma la morte lo tolse di vita poco dopo. Commise quindi l'incarico a Baccio Ciarpi, Fiorentino, il quale si trovava in Roma. Costui impiegò diversi mesi nel dipingere il quadro rappresentante la Vergine col figlio in braccio con sotto il Patriarca S. Francesco in atto di adorarlo e l'Arcangelo S. Michele in atto di
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