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rismo » ha esercitato nell'ambito della spiritualità cristiana (44 ). L'in– fanzia di Cristo, l'imitazione della Vergine, la passione di Cristo, la povertà nuziale della Croce, le ferite del Salvatore: questi temi proposti con compiacenza e dovizia di sviluppi, con minuzioso indu– giare di particolari, se hanno esercitato un larghissimo influsso nei trattenimenti interiori con Dio, hanno finito con il fare dimenti– care che si trattava di giochi, di « ludi » spirituali da consumarsi nella interiorità. Se si prescinde dal grado d'intensità della fede e si considera soltanto la loro forma esteriore, possono anche essere interpretati come degenerazioni del pensiero e della vita religiosa, o come pagine d'ingenua poesia (45). In realtà, rappresentano che l'emozione religiosa suscitata dai gesti, dalla pietà di Francesco, non è svanita subito .senza fissarsi in una tradizione, recepita ed espressa e presto largamente diffusa, con sviluppi e trasformazioni. Le rappresentazioni plastiche, le imma– gini, ·le figurazioni simboliche sembravano rendere completamente superflue le dimostrazioni intellettuali dei contenuti della fede. Il volontarismo e l'anti-intellettualismo francescano hanno lasciato trac– ce anche •in questo campo. Si correrebbe tuttavia il rischio di com– prendere ben poco della spiritualità medievale, qualora si dimenti– casse che proprio a partire da Francesco essa è sempre più permea– ta e sorretta da un tllisticismo popolato di figure e di fattori pu– ramente «ludici», non più compresi dalla sensibilità moderna. Nella sua lirica immaginazione, Francesco ha «giocato» con tutti gli elementi e con tutte le componenti del creato. Ha intes– suto il suo gioco interiore ed esteriore con tutte le fibre e le ca– pacità della sua grande anima. Ha corteggiato fino alla follia la Po– vertà e la Croce. La Povertà e la Croce sono indubbiamente due delle più geniali immaginazioni di Francesco d'Assisi. Ma qualora avanzassimo la fredda domanda se egli credesse ad esseri trascenden– ti, ad esseri chiamati Povertà e Croce, la risposta non potrebbe che incagliarsi. « La Chiesa ufficiale autorizzava a malapena, e almeno non espressamente, uno stato d'animo che restava in equilibrio tra l'immaginazione poetica e il dogma confessato [ ... ]. Ma l'ambiente (44) H. U. VON BALTHASAR, Herrlicbkeit. Bine theologische Aesthetik, II, Einsiedeln 1962, 267-459. (45) J. HUIZINGA, L'autunno del Medioevo, Firenze 1953, 263-280. -26-
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